È sincera e cupa, la poesia di strada di Riccardo Caniglia in arte Gosen Grinder, il rapper cresciuto a Manduria e residente nella città francese di Lione che debutta quest’anno con il singolo “Night Life”. Scritta a quattro mani, il brano urla gli incubi di notti insonni e paranoiche dettate dall’isolamento forzato e dal colpo d’arresto subìto dall’arte durante i giorni pandemici. Una black music che nulla a che fare con la matrice africana (se non per il legame storico del genere hip-hop in questione), ma rispetto al puro sentimento tenebroso e rabbioso che il giovane Millennials mette in rima.
“Non siamo i classici rapper spocchiosi, proveniamo dalla strada e da ambienti sovversivi” – ci racconta Riccardo che insieme al rapper di Francavilla Fontana Matteo Serpentino aka Mente Guasta ha scritto questo brano diventato poi parte di un progetto più grande, un disco chiamato Testamento. Prodotto da DJ FTS (Luca Pellegrini di Sora) e Christian Brescia in arte Dope Dose “uno dei miei migliori amici nonché produttore dal giorno zero della mia musica” - ci svela il cantante che ha scritto il testo di Night Life proprio un anno fa in piena pandemia. “Doveva essere solo un singolo e alla fine abbiamo fatto un disco intero”. Non canta per la fama - ci dice Gosen -, “ma per la fame di raccontare e dire cose nella maniera più cruda, anche se questo può non piacere a tutti”.
Non è infatti questo l’obiettivo del rapper manduriano, perché il suo hip-hop rievoca quello primordiale, più pericoloso e controculturale di un ascoltatore di nicchia.
Cresciuto in un borgo di Manduria e sempre vicino alla musica di strada, Riccardo prima di approdare a Lione ha vissuto prima ad Amsterdam facendo lavori saltuari, ma sempre vicino al mondo del rap underground. Attualmente collabora con il produttore locale Mad Max e con lui ha dato vita all’ultimo disco “che è il racconto della mia vita, di quello che ho vissuto in passato, nei miei giorni presenti e di quello che verrà in futuro”, conclude l’artista. l videoclip è disponibile su Youtube e in calce all’articolo.
Marzia Baldari
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