Mercoledì, 2 Luglio 2025

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Linfomi causa dei pesticidi in agricoltura, il parere di Confagricoltura e Peacelink

Linfomi causa dei pesticidi in agricoltura, il parere di Confagricoltura e Peacelink Linfomi causa dei pesticidi in agricoltura, il parere di Confagricoltura e Peacelink | © n.c.

TARANTO - All’indomani delle dichiarazioni rese dall’ematologo Patrizio Mazza circa l'aumento dei linfomi nella popolazione residente nella provincia di Taranto causato da un «abuso di pesticidi», si registrano le reazioni del presidente provinciale di Confagricoltura, Luca Lazzaro, che si dice «preoccupato ma scettico» e quelle del leader di Peacelink, l’ambientalista Alessandro Marescotti che addirittura contesta l’analisi dell’ematologo attribuendo l’origine di quel genere di tumori alla tossicità dell’acqua e dei terreni inquinati dalla grande industria.

Il rappresentante della categoria agricola, Lazzaro, seriamente preoccupato delle ripercussioni che tali dichiarazioni potranno avere sul mercato, alza gli scudi e lancia così la sua difesa: «i nostri prodotti – dice - sono estremamente controllati da ogni punto di vista e in tutte le fasi della filiera dalla produzione sino alla distribuzione; piuttosto - aggiunge - mi preoccuperei della merce importata da Paesi con maglie di controllo molto più larghe delle nostre che sono le più fiscali del mondo».

Una difesa della categoria scontata, quella del numero di Confagricoltura, ma allo stesso tempo attenta alla salute dei consumatori. «Con questo – prosegue infatti Lazzaro  -, non voglio scaricare il problema, anzi, domani stesso (oggi per chi legge, ndr), avrò premura di contattare personalmente il direttore dell’ematologia dell’ospedale Moscati di Taranto per sapere la fonte di questi dati così allarmanti dopodiché decideremo in seguito le misure da prendere».

Il direttore della confederazione, pur non trascurando il problema, mostra un certo scetticismo circa l’origine autoctona della presunta tossicità che avrebbe provocato l’innalzamento dell’incidenza dei linfomi nella popolazione jonica. «Quasi tutta la nostra produzione, soprattutto di uva da tavola e agrumi – spiega – non viene consumata in loco perché è destinata ad altri mercati; per questo -  insiste -, se dobbiamo credere all’analisi del professore Mazza, a maggior ragione dovremmo sospettare dei prodotti importati».

Il presidente di Confagricoltura punto il dito sul grano importato da Paesi dove i controlli sono davvero blandi e comunque non paragonabili con quelli italiani. Il numero uno di Confagricoltura passa poi ai dati ufficiali sul consumo dei fitosanitari. «Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat – fa sapere Lazzaro -, negli ultimi anni si è registrata una considerevole diminuzione in generale mentre le cifre ci dicono che il 53% di tutti i prodotti fitosanitari è distribuito nelle regioni del Nord, il 12,3% nel Centro e il 43,6% nel Mezzogiorno». In attesa di approfondire l’argomento con le informazioni che chiederà all’ematologo, il presidente di Confagricoltura non si tira indietro da eventuali responsabilità e anzi si dice pronto a combattere eventuali anomalie del comparto. «Così come ci siamo costituiti parte civile nel processo “ambiente svenduto”  - sottolinea -, continueremo ad essere in prima linea nella lotta all’inquinamento e in difesa della salute, ma prima – conclude – vogliamo capire come ha fatto il dottor Mazza a correlare l’incidenza di quei tumori con l’uso dei fitofarmaci».

Dal mondo ambientalista è ancora più netta la sensazione che Mazza si sia in qualche modo sbagliato. A sollevare seri dubbi su questo è il fondatore di Peacelink, Marescotti che in un comunicato diffuso nella serata di ieri fa sapere di avere «fatto una ricerca per verificare la fondatezza di questa notizia (quella di cui si parla, ndr) e non abbiamo trovato alcuno studio epidemiologico che la confermi». Secondo l’esperto in materia ambientale, già autore di tante denunce contro l’inquinamento in generale, l’origine del «male» sarebbe da ricercare nei veleni prodotti dalle industrie e non nei pesticidi. «La letteratura scientifica – spiega Marescotti - ha documentato da tempo una relazione fra pesticidi e tumori. Ma non ci risulta alcuna ricerca che attesti a Taranto un anomalo incremento di linfomi correlabile con i pesticidi. Il vero problema per l'agricoltura a Taranto – aggiunge - è invece quello della contaminazione della falda. L'inquinamento sotto l'Ilva costituisce un serio motivo di preoccupazione in quanto vi sono molteplici superamenti dei limiti di legge per i metalli pesanti sia nella falda superficiale sia in quella profonda».

Nazareno Dinoi 

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