
Ad agosto prossimo sarà trascorso un anno da quando la dottoressa Giovanna Rodio, bravissima cardiologa, ha assunto l’incarico di primaria dell’Unità Operativa di Cardiologia dell’ospedale “Giannuzzi” di Manduria. Un incarico accolto con speranza e accompagnato da promesse di potenziamento dell’organico che però, a oggi, si sono rivelate vane.
Nonostante gli impegni assunti pubblicamente (l’ultimo risale ad aprile scorso, quando Cosimo Borraccino, referente del presidente regionale Michele Emiliano, annunciava l’apertura ufficiale del reparto entro il mese di maggio), la realtà è ben diversa: il reparto non è mai stato formalmente aperto e l’organico continua a essere ridotto al minimo.
A garantire il servizio cardiologico, sia ospedaliero interno che ambulatoriale, sono soltanto la primaria Rodio e due cardiologhe affiancate saltuariamente da specialisti inviati dall’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Un impegno quotidiano, spesso ai limiti della sostenibilità, che tuttavia consente ancora oggi al Giannuzzi di essere l’unico centro cardiologico pubblico della ASL di Taranto con agende aperte per le prime visite cardiologiche con elettrocardiogramma.
Una situazione paradossale: nonostante la grave carenza di personale, a Manduria si riesce ancora a prenotare una visita – anche se la prima data utile è fissata al 9 marzo 2026 – mentre in tutte le altre strutture cardiologiche pubbliche della provincia le agende risultano chiuse da tempo.
La determinazione e la professionalità del piccolo team di cardiologia di Manduria sopperiscono, per quanto possibile, alle mancanze organizzative e politiche. Ma la domanda è inevitabile: per quanto ancora si potrà reggere senza il necessario supporto da parte dell’ASL e della Regione? Intanto, i cittadini continuano ad attendere risposte. E cure.
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