
Manduria ha un reparto di cardiologia che esiste solo sulla carta. In realtà è ancora un servizio. Tre medici in organico, turni massacranti, nessun posto letto e un rischio clinico permanente. Una realtà che la politica conosce benissimo da anni, ma che continua a ignorare. Ogni volta le stesse frasi: “Stiamo lavorando”, “A breve nuove assunzioni”, “Il territorio non sarà penalizzato”. Promesse ripetute, titoli sui giornali, e poi il nulla.
Nel frattempo la Asl di Taranto, invece di risolvere il problema, mette in piedi l’ennesimo rattoppo: obbligare i cardiologi del Santissima Annunziata di Taranto a fare da tappabuchi a Manduria, privando il capoluogo di specialisti e peggiorando l’assistenza ai suoi trenta pazienti ricoverati. Una toppa che non regge e che, com’era prevedibile, ha scatenato la rivolta dei medici tarantini, pronti a fare causa.
Ma la responsabilità di questa situazione non è solo della Asl. È soprattutto della politica, locale e regionale, che ha lasciato marcire il problema, e del Comune di Manduria che, salvo qualche foto di circostanza, non ha mai alzato la voce per pretendere soluzioni immediate. Nessun pressing sui tavoli istituzionali, nessuna mobilitazione forte, nessuna richiesta urgente di concorso per assumere cardiologi.
La denuncia più netta arriva dall’interno del Giannuzzi, con la nefrologa Titti Marangelli che ricorda: «Da anni la cardiologia è in grave sofferenza. Tre cardiologi, turni scoperti, rischio clinico costante. Ora ordini di servizio da Taranto, ma poi? Serve un concorso ora, non dopo».
La verità è che la cardiologia di Manduria non ha un futuro finché resterà prigioniera di soluzioni tampone e della complicità silenziosa di chi dovrebbe difendere i cittadini. Perché ogni giorno di inerzia politica significa un servizio più debole, pazienti più esposti e un territorio sempre più abbandonato.
Il risultato? Un servizio essenziale ridotto all’osso, un territorio sempre più scoperto e un silenzio istituzionale che pesa quanto e più della carenza di personale. Un silenzio che resterà tale almeno sino alle prossime elezioni regionali.
Nazareno Dinoi
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