Venerdì, 16 Maggio 2025

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Appello Scazzi, Sabrina in lacrime in aula: «Non ho ucciso Sarah»

Appello Scazzi, Sabrina in lacrime in aula: «Non ho ucciso Sarah» Appello Scazzi, Sabrina in lacrime in aula: «Non ho ucciso Sarah» | © n.c.

TARANTO - È in corso presso la Corte d’appello di Taranto la requisitoria della procura generale che sostiene l’accusa di Cosima Serrano e Sabrina Misseri, le due donne di Avetrana, mamma e figlia, condannate in primo grado all’ergastolo con l’accusa di avere ucciso Sarah Scazzi. La Corte d’assise d’appello, presieduta dal giudice Patrizia Sinisi, ha acquisito le note difensive presentate dagli avvocati delle due imputate contenenti una perizia tecnica fatta sul telefonino di Cosima il cui contenuto contesta quella prodotta dal collegio peritale incaricato dalla Corte ed anche l’indagine dei carabinieri del Ros eseguita sulle radiofrequenze registrate dal cellulare durante una simulazione sul luogo del delitto. Secondo l’ingegnere Luca Dell’Anna che ha redatto lo studio, sarebbero sette i motivi che invaliderebbero la tesi dei Ros secondo la quale, il pomeriggio in cui fu uccisa Sarah, la zia Cosima Serrano si trovava nel garage dove fu commesso il delitto. «L’inefficacia del metodo di localizzazione – si legge nella parte conclusiva – porta a non poter considerare in nessun modo plausibile le conclusioni che tendono a localizzare uno o più terminali più in alto o più in basso di 3-4 metri all’interno dello stesso edificio».

Sabrina Misseri

Sabrina Misseri chiede di parlare in aula ma scoppia in lacrime. Riesce solo a dire: «Non ce la faccio se penso che io avrei potuto uccidere Sarah! Io non l’ho uccisa». La presidente le chiede di rilassarsi e, se lo vuole, di parlare dopo. La parola passa alla sostituta della Procura generale, Antonella Montanaro che inizia così la sua requisitoria: «Chi ha ucciso Sarah Scazzi». Apre poi il suo discorso con una immagine choccante trasmessa sui monitor: l’immagine del corpo di Sarah Scazzi che galleggia nel pozzo in contrada Mosca prima di essere recuperato. «Così l’hanno ridotta», ha commentato la Montanaro.

La ricostruzione della procura generale

Così il procuratore generale ricostruisce il giorno della sparizione di Sarah Scazzi. «Sarah arriva a casa Misseri intorno alle 13.50 del 26 agosto 2010. All’interno avviene una lite furiosa con Sabrina. Sarah esce da casa in lacrime e si dirige verso l’abitazione dei suoi genitori in via Verdi. Cosima e Sabrina si mettono in macchina, la Opel Astra guidata dalla madre raggiungono Sarah. Cosima scende dall’auto e costringe la nipote a salire in macchina. In quel mentre incrociano il furgone di Giovanni Buccolieri, il fioraio che si sta recando dalla sua commessa Vanessa Cerra che abita di fronte casa Misseri con la quale ha un appuntamento. Inizialmente l’intenzione della due donne non è quella di uccidere la ragazzina ma di calmarla. Ma una volta in casa la uccidono strangolandola, in due, con una cintura. Ognuno dei tre Misseri svolgono compiti diversi. Sabrina resta in casa con il telefono di Sarah per ritardare l’arrivo dell’amica Mariangela Spagnoletti con ala quale devono andare al mare mentre Cosima e Michele trascinano il corpo di Sarah nel garage passando attraverso la porta interna. Michele prende il corpo di Sarah e la carica sulla Seat Marbella e insieme a Cosima puliscono le tracce di urina di Sarah lasciate sul terreno della cantina dove era stato poggiato il corpo».

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