Venerdì, 26 Aprile 2024

Giudiziaria

Anche per i vicini, il magistrato ha ribadito che «gli stessi non lo abbiano mai concretamente aiutato, iniziando ad interessarsi di lui solo nell'ultimissimo periodo, con segnalazioni alle Forze dell'Ordine».

L'agonia e la solitudine di Antonio Stano nelle motivazioni del giudice

Antonio Cosimo Stano Antonio Cosimo Stano | © La Voce di Manduria

«Espressione di un’indole malvagia e insensibile ad ogni richiamo umanitario». Così il gip Vilma Gilli ha definito le condotte dei membri del gruppo «degli orfanelli» la babygang di Manduria che per mesi ha torturato e umiliato il 66enne con disabilità psichica Antonio Stano che dopo l’ultima di quelle violenze si chiuse in casa lasciandosi morire di fame e di stenti. Parole estremamente dure quelle utilizzate dal giudice nelle motivazioni della sentenza con la quale il 29 maggio scorso ha condannato tre maggiorenni del gruppo: 10 anni di reclusione il 20enne Gregorio Lamusta e il 24enne Antonio Spadavecchia e a 8 anni e 8 mesi il 20enne Vincenzo Mazza riconosciuti colpevoli di tortura, ma non della morte dell’uomo. Il magistrato ha parlato di «aggressioni immotivate, contegni sguaiati, vessatori e prevaricatori che andavano oltre l'inflizione della sofferenza fisica avendo, invece, come scopo ulteriore quello di terrorizzare la vittima, di porla in una condizione di soggezione, di stranirla per alimentare il proprio divertimento».

Nelle 98 pagine il giudice Gilli ha chiarito come le decine di incursioni fatte dai giovani nella casa del disabile siano state tutti caratterizzate dalla «crudeltà dell'agire» evidenziando che «alle percosse con bastoni o a mani nude si sono affiancate le urla dì scherno, le parolacce, gli sputi, le offese, la derisione». Spedizioni organizzate e filmate per rinnovare «quella perversa soddisfazione facendo circolare i video e commentandoli compiaciuti». Insomma gli orfanelli non si sarebbero accontentati delle minacce, delle violenze e del denaro che il gruppo sottraeva a quell’uomo solo, gli orfanelli puntavano «a infliggerle un male aggiuntivo da cui trarre un malevolo godimento che alimentavano, appunto, anche nella condivisione dei video».

Il magistrato ha assolto i tre maggiorenni, difesi tra gli altri dagli avvocati Lorenzo Bullo e Gaetano Vitale, dall’accusa di omicidio riconoscendo che la morte non è stata la conseguenza diretta dei traumi riportati dopo le ultime violenze subite dall’uomo. Stano, quindi, è morto perché solo. Solo al punto che il giudice ha persino escluso dai risarcimenti come parti civili anche alcuni parenti spiegando che dal processo è emersa «l'assenza totale di un legame affettivo in qualunque modo coltivato».

Anche per i vicini, il magistrato ha ribadito che «gli stessi non lo abbiano mai concretamente aiutato, iniziando ad interessarsi di lui solo nell'ultimissimo periodo, con segnalazioni alle Forze dell'Ordine». Antonio Stano era solo. «Non aveva familiari e parenti – specifica il giudice – che gli facessero visita neppure durante le festività». La sua unica vita sociale era fare la spesa e salutare i vicini restando sull'uscio». Antonio Stano non aveva «non aveva neppure un telefono, cellulare o fisso, con cui contattare qualcuno nel caso di bisogno». Per questo era diventato «la facile preda di un manipolo di ragazzini senza scrupoli». Il suo stato di disagio e di isolamento sociale lo rendeva «inoffensivo e incapace di difendersi».

E proprio nei momenti in cui la baby gang lo torturava, Antonio lo ripeteva urlando «sono solo, sono solo». Invocava ripetutamente «aiuto, aiuto, Polizia, Finanza, Carabinieri», ma intorno a lui c’era solo una sorda gang che rideva, lo offendeva, lo picchiava e gli sputava addosso. Lo aveva raccontato ai poliziotti poco prima di morire: «Da sempre sono oggetto di scherno». Da sempre. Da tutta la vita. Per tutti, o quasi, Antonio era sempre stato solo «lu pacciu».

Francesco Casula su Quotidiano di Taranto

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12 commenti

  • Egidio Pertoso
    sab 5 dicembre 2020 05:52 rispondi a Egidio Pertoso

    Le motivazioni del giudice delineano bene l'oscurantismo che avvolge questa citta'. Vergognoso poi dare colpe agli altri come se tutti non ne avessimo. Essere stati definiti cittadini di una citta' mafiosa (mafia è illegalita', irregolarita', sopraffazione, non rispetto per gli altri, appropriazione e calpestio dei diritti altrui), non fa onore ad alcuno. Sta in ognuno di noi reagire e cambiare radicalmente modo di pensare e di agire per il meglio e non lasciare le nuove generazioni allo sbando ed alla deriva senza progetti di vita veramente "umana".

  • Bruno Pastorelli
    ven 4 dicembre 2020 09:45 rispondi a Bruno Pastorelli

    ragazzi:vergogna.Genitori:assenti: Organi di competenza:non operativi.Avvocati:presa per il c....... lavorano solo per soldi.Giudici:Avanzo di carriera.Tutti questi requisiti che ho assegnato ad ogni responsabile dell'accaduto,èsufficiente per dare una risposta?

  • Lorenzo
    ven 4 dicembre 2020 09:21 rispondi a Lorenzo

    Una volta si diceva che il nord, era così, la gente lavorava, lavorava e non conosceva neanche il vicino. Ebbene anche questo mito del passato è scomparso, anche Manduria si è 'nordizzata'. Per me sinceramente Antonio rimarrà un dramma sociale in una città che oramai, vedi anche barriere architettoniche ovunque, a prescindere da chi la governa è quasi assuefatta totalmente dall'egoismo italiano generale.

    • Dalila
      ven 4 dicembre 2020 09:21 rispondi a Dalila

      Mi vengono per di appartenente a questa comunità. MI VERGOGNO! Questa è purtroppo solo una delle infinite storie di indifferenza e omertà dei Manduriani...Dalila

      • Lorenzo
        lun 7 dicembre 2020 08:17 rispondi a Lorenzo

        I ben pensanti, quelli che vogliono bene, ma veramente bene a Manduria e alla Marina, li trovi ovunque. Senza dubbio molti di loro non hanno le mani in pasta, non godono di favori in cambio di voti e se possono aiutano a prescindere.

        • Dalila
          lun 7 dicembre 2020 01:03

          Allora che questa onestà sia contagiosa come il Covid ??

      • Lorenzo
        sab 5 dicembre 2020 04:41 rispondi a Lorenzo

        Guarda che ci sono tanti Manduriani che amano Manduria e le Marine, che oltre a non essere omertosi, sono anche molto coscienziosi. Il problema è che non vengono ascoltati perché sono fuori dalle 'logiche paesane/medioevali' ??

        • DALILA
          dom 6 dicembre 2020 09:52

          Allora spero di conoscerli presto.

  • betty
    ven 4 dicembre 2020 07:56 rispondi a betty

    che storia triste! a parte i vicini, ma la parrocchia di fronte non si è mai interessata di quest'uomo? o era troppo intenta a seguire i lavori di costruzione del suo impero ecclesiastico?

    • angelo
      ven 4 dicembre 2020 03:09 rispondi a angelo

      Sempre pronti a dare le colpe vero signora? lei invece^ è di Manduria? se si, dov'era?

      • Mimmo sammarco
        sab 5 dicembre 2020 06:41 rispondi a Mimmo sammarco

        Certamente non si può dire che di colpe non ce ne siano...si può dire che ormai è troppo tardi ma di colpe ce ne sono eccome..a partire dai vicini alle forze dell ordine, ai parenti, agli assistenti sociali..insomma tutti siamo un po responsabili di questo episodio perché se fosse successo ad un nostro parente non saremmo stati immobili o aspettato chissà che cosa..ormai non si tratta di dare la colpa a qualcuno ma non si può dare una risposta in questo modo..spero solo che questo brutto episodio serve almeno a qualcosa!

      • Dalila
        ven 4 dicembre 2020 09:25 rispondi a Dalila

        Noi insegnanti facciamo di tutto per educare questi ragazzi! E i genitori? Sempre pronti ad attaccarci! Ognuno deve fare la sua parte affinché le cose funzionino nel modo giusto!

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