Sabato, 20 Aprile 2024

Giudiziaria

Il blitz eseguito dalla Squadra mobile e coordinato dal pm Alessio Coccioli, smantellò tre presunti gruppi organizzati nel versante orientale della provincia e determinò lo scioglimento per mafia del comune

Appello "Impresa", l'accusa conferma e aumenta le pene inflitte dal primo grado

Impresa gli indagati Impresa gli indagati | © La Voce di Manduria

Numerose conferme di condanna e di aumento delle pene inflitte in primo grado. Sono le richieste avanzate dal procuratore generale Giovanni Gagliotta al termine della sua discussione nel processo di secondo grado contro gli imputati del blitz antimafia «Impresa» che in primo grado furono giudicati con il rito abbreviato. Il blitz eseguito dalla Squadra mobile e coordinato dal pm Alessio Coccioli, smantellò tre presunti gruppi organizzati nel versante orientale della provincia, portò qualche tempo dopo allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Manduria.

Il procuratore generale ha chiesto la conferma del reato di associazione di stampo mafioso nei confronti di alcuni imputati come avvenne in primo grado su richiesta del pm Milto De Nozza, ma ha invece ritenuto che non ci fossero elementi per dimostrare anche l’esistenza di un gruppo dedito al traffico di droga.

Per quanto riguarda le conferme, il pg Gagliotta ha chiesto alla corte d’appello di Lecce di lasciare immutata la condanna a 16 nei confronti del boss Antonio Campeggio 16 anni e poi di confermare le pene per Cosimo Bisci, Luciano Carpentiere, Leonardo Trombacca, Oronzo Soloperto, Daniele Lorusso e Ciro Milizia a 7 anni e 4 mesi, a 7 anni per Davide Biasi, per Pietro Corona a 4 anni 6 mesi, a 4 anni e 2 mesi per Francesco Palmisano, a 4 anni per Giuseppe Borgia, Daniele D’Amore, Cosimo, Giampiero e Vito Mazza, a 3 anni per Maurizio Ciccarone a 2 anni e 8 mesi per Camillo Ciccarè, a 2 anni e 6 mesi per Giuseppe Mancuso, a 2 anni e 4 mesi per Giovanni Riccardo De Santis, a 2 anni per Antonio Bonetti, Carlo Gabriele Daggiano, Leonardo De Santis, Daniela Donatelli, Teodosio Leo, Gianluca Mazza, Antonio Scorrano e Antonio Fanuli, a a 1 anno e 6 mesi per Cosimo Morleo e 1 anno e 2 mesi per Marco Monaco. In 6 rischiano invece pene maggiori rispetto a quelle rimediate in primo grado: il pg ha chiesto la condanna a 16 anni per Giovanni Buccoliero (14 anni è la condanna in primo grado), a 8 anni per Fabrizio Monte (3 anni e 6 mesi in primo grado), a 6 anni e 8 mesi Cataldo Panariti (2 anni e 8 mesi), a 6 anni e 4 mesi Francesco D’Amore (5 anni), a 6 anni Pasquale Pedone (5 anni), a 5 anni Agostino De Pasquale (4 anni). Richieste di condanna anche per 6 imputati che erano stati assolti in primo grado: 6 anni per Giuseppe Buccoliero e Cosimo Merolla, 4 anni e 8 mesi per Cosimo Storino e Damiano Cosimo Pichierri, 4 anni per Maria Ancora e infine 2 anni per Gianluca Palombella. Da rilevare che Vito Mazza era stato poi assolto dall'associazione mafiosa.

Il procuratore generale ha inoltre chiesto una pena minore per Michele Gino Pichierri: la condanna a 6 anni e 6 mesi rispetto ai 7 anni e 4 mesi rimediati in primo grado. Due imputati hanno invece avanzato richiesta di concordato in appello: Damiano Locritani e Giorgio Pitardi.

Conferma della pena a 7 anni e 4 mesi è stata chiesta per Massimiliano Rossano: per l’ex assessore di comunale di Manduria l’accusa ha chiesto però di riconoscere l’accusa di riqualificazione per «induzione indebita a dare o promettere utilità».

Come detto erano tre i gruppi che per l’accusa operavano in quel versante. Del primo che si muoveva sull'asse San Giorgio Jonico-Manduria, avrebbero fatto parte Daniele Lorusso, con il ruolo di luogotenente del boss Antonio Campeggio, Oronzo Soloperto, Leonardo Trombacca, Fabrizio Monte e l’ex assessore Rossano.

Estorsione, riciclaggio di merce rubata, scambio elettorale-mafioso, acquisizione diretta ed indiretta della gestione e controllo di attività economiche. Sono numerosi i reati contestati dagli inquirenti, in particolare in quest’ultimo punto: secondo l’accusa il gruppo criminale avrebbe allungato le mani nel settore dei lavori pubblici, del movimento terra e della ristorazione. Nelle prossime udienze la parola passerà alla difesa poi sarà emessa la sentenza.

Francesco Casula su Quotidiano

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