«La paura di subire vessazioni, angherie e aggressioni aveva portato il paziente a non uscire di casa per fare la spesa e, quindi, a non alimentarsi nella settimana precedente al ricovero. Tale situazione determinò, con elevata probabilità, un ritardo nel ricorso alle cure sanitarie e, conseguentemente, un ritardo nella diagnosi della complicanza dell’ulcera duodenale». E’ il passaggio più significativo della relazione che ieri i due periti di fiducia del gup Vilma Gilli, il medico legale Roberto Vaglio e il professore in chirurgia Carmine Chiumarulo, hanno illustrato nella camera di consiglio dell’udienza preliminare che vede come imputati i tre maggiorenni della banda degli orfanelli di Manduria accusati, insieme a sedici minori, di aver usato violenze fisiche e psichiche sul pensionato Antonio Cosimo Stano, morto per un ulcera gastrica sanguinante che per l’accusa è stata la conseguenza delle torture subite.
I due de tre imputati presenti in aula, Gregorio Lamusta e Antonio Spadavecchia (assente Vincenzo Mazza), hanno ascoltato in silenzio il parere scientifico dei due specialisti da cui potrebbe dipendere l’esito del processo stesso. La brutta vicenda che ha sconvolto l’intero Paese le immagini registrate dagli stessi bulli che documentavano le continue e violentissime angherie sulla vittima indifesa e sola, è ferma ora su un punto: riconoscere o meno a carico degli imputati il reato di tortura che ai fini della pena prevede un aggravio sino a trent’anni di carcere.
La lunga e dettagliata relazione dei due periti del gup, ha tracciato un quadro più chiaro, ma non ancora esaustivo, sulle cause di morte di Stano. Rispondendo alle domande specifiche poste loro dagli avvocati, dalla pubblica accusa e dalla stessa gup Gilli, i due esperti sono apparsi convinti che «dalle caratteristiche, intensità e durata degli eventi a cui Stano è stato sottoposto, lo stress può aver concorso a determinare la patologia ulcerosa o la sua riacutizzazione». Una tesi questa più vicina a quella del perito della pubblica accusa, il medico legale Liliana Innamorato, di Bari, secondo cui il decesso di Stano, dovuto alla perforazione di un’ulcera gastrica, sarebbe la concausa delle ripetute vessazioni e aggressioni fisiche e psicologiche (la tortura, appunto).
Ben diversa da quella dei consulenti della difesa, Rosario Sacco, professore di chirurgia romano e Massimo Brunetti, medico legale. Per loro a determinare l’ulcera sarebbero stati fattori diversi come l’assunzione di farmaci o altre cause comunque non legate alle violenze subite. Con qualche dubbio su ciò che è avvenuto nei giorni di ricovero quando Stano è stato sottoposto a tre interventi chirurgici.
Su questo punto anche i consulenti del gup hanno espresso delle «riserve in ordine all’operato dei medici del reparto di chirurgia – si legge nella perizia – finalizzato a diagnosticare e trattare le cause dell’anemizzazione acuta».
La prossima udienza è fissata per il 16 marzo per la discussione delle parti. Il collegio difensivo impegnato oggi è composto dagli avvocati Franz Pesare, Armando Pasanisi, Cosimo Micera, Lorenzo Bullo, Gaetano Vitale e Massimiliano Mero. La pubblica accusa è invece rappresentata dal sostituto procuratore della repubblica, Remo Epifani.
Nazareno Dinoi
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2 commenti
Mary Versace
dom 29 marzo 2020 10:26 rispondi a Mary VersaceQuesti criminali dal carcere non dovrebbero più uscire. Non cambieranno. Chi nasce rotondo non muore quadrato.
La Francy
gio 5 marzo 2020 08:35 rispondi a La FrancyPovero Antonio , RIP??????