La scoperta del ricercatore subacqueo Fabio Matacchiera, che andrebbe seriamente approfondita e studiata, dà vita alla leggenda dello sbarco su queste coste dell’apostolo Pietro il quale, diretto a Roma, fu costretto a fermarsi per via di una tempesta. La narrazione popolare, di cui non esiste prova storica, è stata trascritta da più autori contemporanei. Lo studioso manduriano di storia patria, Nicola Morrone, tra questi, racconta così in un suo lavoro la leggenda dello sbarco del discepolo di Gesù. «Nell’anno 44 dopo Cristo, a seguito di un naufragio indotto da un forte vento di scirocco, egli avrebbe convertito al cristianesimo Fellone, il signore del vicino villaggio di Felline, permettendogli, dopo il battesimo avvenuto nelle acque del fiume Chidro, di guarire all’istante dalla lebbra che lo aveva colpito. In seguito, il santo avrebbe convertito, battezzato e guarito dalla malattia le genti vicine, fino a Oria e a tutto il Salento, per poi proseguire il suo viaggio fino a Roma».
Più affascinante il racconto di un altro studioso di fatti e tradizioni locali, il manduriano Antonio Perrucci che offre una possibile risposta alla scoperta di Matacchiera. «Da secoli – dice - si tramanda che in zona “Borraco“(una delle marine di Manduria, Ndr), c’era una potente citta? addirittura preistorica. Secondo Perrucci, blocchi di pietra simili a quelli fotografati da Matacchiera sono stati trovati durante i lavori di scavo per le fondamenta di alcune abitazioni della località di mare che prende il nome dall’apostolo Pietro.
Testimonianze più recenti e certe, invece, ricordano un episodio avvenuto una quindicina di anni fa proprio nella zona di mare di marina di Borraco. In quegli anni tutta la costa manduriana fu colpita da un intenso fenomeno di erosione particolarmente evidente proprio nella zona di Borraco. L’effetto erosivo che si mangiò diversi metri di spiaggia favorito da una forte mareggiata, fece affiorare una serie di blocchi di pietra che dalla riva si perdevano in mare sino a scomparire nel fondale. Il punto esatto era la discesa di via degli Allori, zona Borraco, appunto.
Un altro dato di cronaca, avvenuto nel 2010, è stato il ritrovamento dei resti di un’antica imbarcazione di epoca romana risalente al periodo tra il II e I secolo avanti Cristo. Il reperto archeologico era posizionato a duecento metri dalla battigia e adagiato su un fondale di circa quattro metri di profondità. Secondo gli esperti, l’imbarcazione aveva caratteristiche tali da far ritenere il suo utilizzo per il trasporto di masserizie e quindi diretta in qualche vicino approdo. Sarà una combinazione, ma anche questo ritrovamento è stato fatto nel mare di Borraco, non distante dai blocchi fatti affiorare dall’erosione e dalla mareggiata e dalla ipotetica città preistorica ricordata da Perrucci. Spostati più a Sud, più vicini al fiume Chidro, infine, si trovano le «vasche dei Re», i 23 sarcofagi di marmo grezzo risalenti al 150 - 900 d.C., adagiati a circa cinque metri di profondità. Carico disperso anche questo di una nave diretta al molo di Matacchiera?
Nazareno Dinoi
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1 commento
Nicola Morrone
dom 12 agosto 2018 09:24 rispondi a Nicola MorroneA proposito della tradizione dello sbarco di San Pietro nella rada di Bevagna, preciso che, dopo aver esaminato tutta la letteratura prodotta sull'argomento, se ne conclude che gli studiosi si dividono tra chi ritiene la vicenda del tutto leggendaria, e chi la considera invece verosimile.Non si è ancora fatta luce sul problema, ed escludere che il narrato leggendario contenga elementi verosimili non mi pare corretto, tanto più in un'epoca, come la nostra, in cui questi narrati sono considerati dagli studiosi sotto una luce diversa.Per questo, sarebbe utile proseguire le indagini archeologiche nell'area del santuario di San Pietro in Bevagna.La scoperta di questi giorni, naturalmente, non è detto che si debba necessariamente ricollegare alla tradizione petrina.Cordiali Saluti.