
Hanno tutti voluto rispondere al giudice, ieri, i sei manduriani arrestati mercoledì scorso dai carabinieri con l’accusa di aver rapinato, aggredito ed estorto denaro ad un albergatore di San Pietro in Bevagna marina di Manduria. Nell’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice Rita Romano, gli indagati, componenti e conviventi di uno stesso nucleo familiare, assistiti dagli avvocati Antonio Liagi, Davide Parlatano, Lorenzo Bullo e Luigi Esposito, hanno tutti respinto le accuse argomentando ognuno con differente interpretazione la propria presunta innocenza. I due fratelli Santo e Mario di 29 e 27 anni e il terzo fratello di 25, incensurato, sospettati di aver violentemente aggredito e rapinato la vittima sottraendogli un Rolex, denaro e monili per un valore di 50mila euro, hanno tutti escluso la loro partecipazione al crimine. Il più piccolo soprattutto avrebbe fornito un alibi che proverebbe la sua estraneità al fatto contestato.
Ha respinto ogni accusa anche la madre dei tre ragazzi, Maria Rosaria Fanuli di 46 anni con il compagno Ferdinando Portogallo di 41 e del fratello di quest’ultimo, Marco, che devono rispondere di estorsione ai danni dello stesso imprenditore derubato e aggredito. I presunti estorsori, tutti difesi dall’avvocato Liagi, avrebbero raccontato una versione differente da quella affidata dall'albergatore ai carabinieri. I tre che avevano lavorato per un breve periodo nella struttura alberghiera di proprietà della supposta vittima, hanno sostanzialmente detto che il denaro consegnato loro dall’ex datore di lavoro faceva parte di una retribuzione rimasta in sospeso e non, come sostiene l’accusa, come «cavallo di ritorno» per riavere portato indietro un impianto audio che era stato rubato dall’hotel.
Nazareno Dinoi
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1 commento
Di noi marco
sab 18 marzo 21:08 rispondi a Di noi marcoA tutt'oggi non comprendo come un avvocato può ricoprire un incarico in Comune è poi difendere questi personaggi. Per carità, la legge lo permette. Ma esiste anche un conflitto