
Cosa ha legato esponenti della criminalità organizzata tarantina coinvolti nell’inchiesta "Tabula rasa" con Manduria? C’era un ponte tra la città Messapica e il sodalizio criminale di stampo mafioso, operante nella provincia jonica scompaginato dalla Guardia di Finanza di Taranto che mercoledì scorso ha notificato 11 ordinanze di custodia cautelare firmati dal gip del Tribunale di Lecce su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura salentina, nei confronti di altrettanti pregiudicati tarantini, due dei quali ritenuti far parte della sacra corona unita?
Tra le numerosissime intercettazioni ambientali trascritte nelle 350 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Edoardo D’Ambrosio, ce n’è solo una che tira in ballo personaggi manduriani di difficile identificazione. A pagina 103 è riportato il dialogo tra Claudio Pugliese, tra gli arrestati del blitz delle fiamme gialle e tra i maggiori indiziati, e un altro personaggio non indagato nell’inchiesta. L’oggetto della conversazione riguarda una gara della Sud Est per la guardiania notturna. Il compito è quello di contrastare i continui furti di cavi elettrici che avvengono lungo la rete ferroviaria. I due personaggi intercettati che sono alle dipendenze della Poligal, società affidataria del servizio in questione, scoprono che la nuova gara è stata aggiudicata da un’altra ditta. L’uomo chiama il pregiudicato Pugliese e lo informa che «la Poligal» ha perso l’appalto dei cavi! «L’appalto dei cavi! Siamo rimasti tutti senza lavoro, non sto scherzano eh! Non sto scherzando!», dice il primo a Pugliese che rimane interdetto pensando ad uno scherzo. Ma l’interlocutore insiste specificando che tutto era avvenuto quella mattina e che allo stato era solo lui a saperlo. A questo punto della telefonata viene fatto cenno a misteriosi manduriani interessati anche loro alla vicenda. A parlare è il collega del pregiudicato arrestato. Il militare addetto alla intercettazione trascrive così quel dialogo concitato: «Ehhhh, è successo tutto stamattina, qua vicino a me sta Davide, sta Alberto, lo sappiamo solo noi di Taranto, quelli di Manduria non sanno niente … stiamo fuori, da domani non si lavora più, Clà, la verità, non sto scherzando eh, non è uno scherzo». La telefonata risale a febbraio del 2018. Dopo quella conversazione, scrivono gli investigatori, «sarebbe emerso che alcuni ex dipendenti della Poligal avrebbero organizzato una serie di sabotaggi delle linee di pertinenza di Ferrovie Sud Est, site in agro di Statte, con l'intento di screditare la nuova impresa di vigilanza vincitrice della gara d'appalto del gennaio 2018, allo scopo di far rientrare nel servizio la società "La Multiservizi" (ex Poligal) e conquistare nuovamente il loro posto di lavoro». Chi erano quindi i manduriani che avrebbero dovuto sapere la notizia perché interessati all’esito della gara? Che ruolo avrebbero nell’affare? Semplici dipendenti o soci in affari della società di vigilanza?
Per comprendere l’importanza di sapere di più su questo possibile «filo rosso» che collegherebbe Manduria con la malavita tarantina, serve tracciare il profilo criminale dei protagonisti della telefonata in cui si fa riferimento ai «manduriani». Claudio Pugliese, scrive il gip, «con ruolo di organizzazione in quanta uomo di massima fiducia dei fratelli Antonio e Cataldo Sambito (ritenuti affiliati alla Scu, Ndr), con il compito di sovrintendere, esercitando pregnante potere di direzione ed organizzazione, alle attività illecite della consorteria nel quartiere Tamburi, dedita al traffico organizzato di sostanze stupefacenti, al contrabbando di tabacchi lavorati esteri ed al controllo del territorio, perseguito anche con condotte minacciose ed attraverso il possesso di armi».
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