Giovedì, 22 Maggio 2025

Cronaca

L’ex collaudatore parla dei rischi del mestiere

Parla il collega del pilota manduriano coinvolto nell’incidente sulla pista di Nardò

Marcello Scialpi Marcello Scialpi

Migliorano le condizioni del driver manduriano di 36 anni, N.B., vivo per miracolo dopo l’incidente avvenuto sulla pista di collaudo di Nardò. Il pilota stava collaudando un prototipo della Porsche quando ha perso il controllo del bolide che viaggiava a 350 chilometri orari. L’uomo che ha riportato un trauma al dorso è stato dimesso dall’ospedale Vito Fazzi di Lecce ed è tornato nella sua casa a Manduria dove deve stare a riposo per trenta giorni. 

E’ andato a trovarlo un suo ex collega, Marcello Scialpi (nella foto), anche lui manduriano, per esprimergli vicinanza e conforto. «Era molto sofferente per i dolori alla colonna vertebrale, conosco lui e suo padre, persone per bene e gradi lavoratori», racconta Scialpi che su quella pista circolare ha lavorato per vent'anni guidando bolidi di ogni marca e potenza. «Sino al 2018 quando la società mi ha licenziato perché per loro a 48 anni ero troppo vecchio» afferma l'ex driver con tono polemico. «Ho appreso con angoscia dell'incidente del mio amico, l'ennesimo su quella pista, fortunatamente stavolta è andata come è andata e per fortuna ora se ne può parlare perché quando lavoravo io su tali incidenti cadeva il silenzio», rivela l'ex pilota che ha memoria di numerosi casi simili mai venuti a galla.

Per due decenni in quegli ambienti, conosce metro per metro quel cerchio parabolico che quando lo si percorre a grandi velocità sembra un rettilineo. «A mio avviso dice -, bisogna fare ancora più controlli sulle vetture in prova perché non dimentichiamoci che sono sempre e comunque prototipi, non vetture finite, del tutto sconosciute nelle loro reazioni su strada». Per questo vengono sottoposte a velocità e a prestazioni estreme. «E noi driver siamo cavie al volante», si sfoga il manduriano che ricorda altri incidenti rimasti sconosciuti. «Un collega tedesco in pista davanti a me impattò contro il guardrail e la sua Porsche s'incendiò; si salvò ma rimase in sedia a rotelle. Per non parlare ricorda ancora Scialpi -, di vetture che s'incendiavano da sole in corsa o come quella volta che entrai in pista a 250 chilometri orari e mi accorsi che i meccanici avevano dimenticato di serrare le ruote, mi fermai in tempo ed ebbi fortuna», sospira l'ex driver.

In merito all’episodio si è fatta sentire la CGIL di Lecce, secondo cui questi test non andrebbero effettuati da lavoratori di aziende appaltatrici (come avvenuto in questo caso) ma da lavoratori “diretti” di Porsche, inquadrati come piloti collaudatori e non come autisti o meccanici come spesso accadrebbe.

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3 commenti

  • Sergio
    oggi, gio 22 maggio 13:10 rispondi a Sergio

    La volpe quando non arriva all'uva dice che è acerba. Adesso si sputa nel piatto in cui si è mangiato. OPINIONE

  • fabio
    oggi, gio 22 maggio 12:40 rispondi a fabio

    La cintura di sicurezza!

  • Maria
    oggi, gio 22 maggio 09:47 rispondi a Maria

    Allora anche gli ospedali dovrebbero assumere autisti in grado di usare al meglio le ambulanze e non dare in mano veicoli che trasportano pazienti a volontari e pensionati.

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