Sabato, 9 Dicembre 2023

Cultura

L'attribuzione del famosissimo logo attribuito a Paul Campani

L'omino coi baffi con il cuore manduriano, l'artista Giuse Dimitri in un libro sulla Bialetti

L'omino Bialetti L'omino Bialetti

«L’ideatore dell’omino della moka Bialetti è stato mio zio, Giuse Dimitri». A confermare la notizia che in pochi a Manduria sapranno, è il nipote dell’artista manduriano conosciutissimo in città per la sua bravura e tristemente per la sua morta avvenuta durante una rapina. La dichiarazione è contenuta nel libro “La caffetteria perduta“ di Mauro Lapetina, studioso italiano espatriato in Germania e appassionato di caffetteria.

Attratto da sempre dalle macchine espresso e dalla famiglia Bialetti, Lapetina ha dedicato un intero capitolo, e anni di ricerche, per scoprire che l’artista creatore del famosissimo omino con i baffi non è Vittorio Orsini o Paul Campani, e neppure Garnier o Aldo Beldì (tutti grafici di fama internazionale che Lapetina cita nel suo libro), ma il manduriano Giuse Dimitri. «Ufficialmente la creazione del maggiordomo baffuto fu affidata alla matita di Paul Campani», fa sapere Lapetina e, in effetti, basta una piccola ricerca online per trovare immediatamente il nome del fumettista come padre dell’invenzione. L’inceppo starebbe però nella data di origine della creazione della figura, il 1954. «Non poteva essere Paul Campani – racconta il ricercatore –, perché in quell’anno aveva ben altro a cui pensare, ossia al supereroe “Misterix” e il grande successo che ebbe in Sud America». 

Le ricerche di Lapetina si infittiscono e si aggrovigliano tra nomi di collaboratori e grandi grafici, voci di corridoio e leggende. Poi la testimonianza diretta del nipote manduriano. «Mio zio lavorò per l’agenzia Orsini e non credo avrebbe mai millantato la caricatura se non fosse stato coinvolto nella creazione», ha confidato al ricercatore il nipote dell’artista scomparso. «Come spesso succede nei grandi studi, i collaboratori creano i progetti che vengono ultimati e firmati dal titolare». Dunque non più solo ipotesi: il buffo omino simbolo nell’immaginario collettivo della caffetteria italiana sarebbe proprio opera di Dimitri.  «Finalmente sono giunto alla soluzione di questo rebus», ha raccontato lo scrittore che ha dato un contributo alla storia dell’azienda Bialetti dando onore, grazie alla sue ricerche, alla città messapica e al suo grande artista Dimitri.

M.B.

Il racconto di un amico

Riproponiamo, per l’occasione, uno scritto del professore Marcello Filotico, pubblicato su La Voce ad ottobre del 2019, in cui racconta un periodo vissuto con il compianto Giuse.

"In questi giorni di ozio festivo mi è ritornato fra le mani il bellissimo volume di Anna Maria Leccese su Giuse Dimitri. Non poteva non tornarmi alla memoria il tempo del mio soggiorno universitario a Firenze condiviso con tre carissimi amici, purtroppo prematuramente scomparsi: Giuse Dimitri, Michele Insabato di Bari. Giovanni Aquaro (Cicì) di Martina Franca. Con Michele e Giuse condividevamo l’appartamento di Via Guerrazzi 24 della signora Minellono de Paoli, mentre con Cicì, compagno di corso, preparavamo gli esami. Michele e Giuse occupavano una stanza doppia, con annesso un piccolo studiolo. Io occupavo una stanza singola. Si pranzava dalla Sora Ada che gestiva una bettola ubicata in un cascinale sito in un orto abbandonato a ridosso della ferrovia, (parliamo dell’inizio degli anni ‘50). Unici avventori noi, qualche altro studente e i netturbini della zona che venivano a farsi il “quartino”.

Il settore vini era gestito dal Pilade, marito della sora Ada, che per ogni bicchiere servito al cliente ne mesceva uno per sè stesso (di nascosto della moglie). Giuse che non disdegnava il bicchiere, era in stretto contatto col Pilade che gli somministrava il giornaliero “quartino”, talvolta integrato da un altro bicchiere che non dirado produceva l’effetto da noi definito “musi pittati” (pallore del volto con intensa colorazione della mucosa labile), premessa di un successivo episodio di intolleranza gastrica.

Giuse passava molte ore della giornata nello studiolo sul cui tavolo faceva bella mostra un volume di materia giuridica, aperto alla prima pagina. La seconda non vide mai la luce. Non mancava mai un blocco di fogli bianchi ed un mazzo di matite. Su quei fogli e con quelle matite disegnava, freneticamente, per ore, deliziosissime figurine femminili e i tetti di Firenze. Non amava alzarsi presto al mattino e questo lo opponeva alla nostra padrona di casa che, avendo necessità di riordinare le stanze, approfittava del momento in cui Giuse si recava al bagno per le necessità mattutine, per disfare il letto impedendogli di tornare a dormire. Questo, naturalmente, scatenava reazioni indignate nell’interessato. Le somministrazioni di denaro da parte della famiglia non gli giungevano con regolarità per cui era costretto ricorrere al soccorso da parte nostra. Soccorso che, ovviamente, non poteva esser che limitato sia nell’entità che nel tempo. Quando i livelli di guardia superavano un certo limite ci mettevamo alle sue costole per inviare un sollecito in famiglia.

Veniva spedito un espresso che solitamente rimaneva senza esito. Seguiva un telegramma, anche questo senza esito. Come extrema ratio si ricorreva alla telefonata (all’epoca i telefoni a domicilio erano estremamente rari per cui bisognava chiamare il centralino di Manduria che mandava l’avviso, mediante il messo Totò).

Dopo qualche ora di ansiosa attesa il telefono di casa Minellono squillava e dall’altro capo la voce di Pesare (l’infermiere, factotum di casa Dimitri) pronunciava la fatidica frase “abbiamo spedito”. Il fenomeno si riproduceva sistematicamente il mese successivo. Negli anni che abbiamo trascorso insieme mai una nube, mai un dissenso ha turbato i nostri rapporti. Dietro un’affettata spregiudicatezza si nascondeva un animo semplice, generoso, profondamente onesto e disinteressato. Era orgoglioso della sua Jammabellità che cercava di dimostrare con un comportamento originale e anticonformista. Ma sotto sotto era un animo candido, incapace di retropensiero, sino a rasentare l’ingenuità. Il che lo rese oggetto di qualche innocente goliardata. Non oso addentrarmi nella grandezza di Giuse come artista e come uomo di cultura. Lo ha fatto egregiamente Anna Maria Leccese.

Ho voluto solo ricordare un indimenticabile amico, compagno di una gioventù spensierata che, anche se reduce dagli orrori e dalle privazioni di una guerra, era desiderosa di ricostruire un Paese distrutto, senza avere la pretesa, come i sessantottini di cambiare il mondo. Se mi è consentito, inviterei chi dovere, a voler ricordare questo nostro illustre concittadino creando nella nostra Biblioteca un Fondo Giuse Dimitri che raccolga i suoi scritti e le sue opere grafiche e onorandolo nella toponomastica Cittadina nel luogo dove mano assassina, mai sufficientemente punita, ce lo ha sottratto.
Marcello Filotico

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COMMENTA

24 commenti

  • Dinoi Marco
    mar 14 novembre 19:04 rispondi a Dinoi Marco

    Sig. Arno' finché qualcuno non produrrà un documento che attesti la paternità, io credo a quanto mi disse Giuse Dimitri. Anche perché chi ha conosciuto Giuse, in quel buffo personaggio , rivede il volto di Giuse.

  • Giulio Dimitri
    lun 13 novembre 16:45 rispondi a Giulio Dimitri

    Caro Ferdinando, ti ringrazio per i complimenti,la pubblicità a Milano è in fondo un mondo molto piccolo, abbiamo molti amici in comune ma non ci siamo mai incontrati di persona,mi piacerebbe.Mi riservo la possibilità di commentare ulteriormente quando avrò letto il libro, inutile adesso parlare di virgolettati di virgolettati, io ho espresso al sig. Lapetina le mie opinioni precisando che sono appunto opinioni, senza alcuna matematica certezza.Io posseggo(ma da ripescare nei cassetti a Manduria) un'articolo con un intervista a Bialetti in cui dice di non ricordare il creatore del logo, ma nella descrizione fisica e caratteriale che ne da sembra essere proprio Giuse. Un'altra ipotesi è che Giuse, nello studio Orsini abbia collaborato alla riduzione del personaggio (di Campani) a marchio, che non è comparso nelle inserzioni e affissioni prima dei primi '60.

    • Cosimo Massafra
      gio 16 novembre 08:23 rispondi a Cosimo Massafra

      Buongiorno Giulio, leggo che sei nipote di Giuse, quindi figlio di Gianfranco ed Alba. Complimenti per il tuo lavoro, buon futuro! Mimino

    • ferdinando arnò
      lun 13 novembre 22:02 rispondi a ferdinando arnò

      Ehilà Giulio, se mi permettete vorrei organizzare una mostra dedicata allo zio e al nipote. Se ti va sentiamoci Un abbraccio ferdinando

      • giulio dimitri
        mer 22 novembre 11:48 rispondi a giulio dimitri

        Ciao Ferdinando, ti ringrazio molto per l'interesse , proseguiamo pure il discorso della ricerca sull'omino coi baffi e di una eventuale mostra in privato (recupero il tuo numero e ti scrivo).G

  • Ferdinando Arnò
    lun 13 novembre 14:10 rispondi a Ferdinando Arnò

    Buondì, ho parlato poco fa con Stefano Bulgarelli storico dell’arte e del fumetto, curatore tra l’altro di una importante mostra su Paul Campani. Bulgarelli conferma,sulla base dei documenti dell’epoca da lui consultati, che Paul Campani è l’autore del disegno dell’”omino coi baffi”. Qualche perplessità invece rimane sul ruolo di Orsini. Mi fermo qui

    • giulio dimitri
      mar 14 novembre 10:16 rispondi a giulio dimitri

      Anche io ho sentito Bulgarelli che mi dice, testuali parole: "Una testimonianza dice essere stato creato da Campani proprio come caricatura di Bialetti". In altre sue dichiarazioni si sostiene non ci siano documenti ufficiali, anche se lui ne è certo. Si chiudo anche io qui, ma la storia continua a non essere lineare e continuerò a ricercare.

      • ferdinando arnò
        mer 15 novembre 17:30 rispondi a ferdinando arnò

        ciao Giulio, tu riusciresti a sapere in che anni tuo zio ha frequentato l’università? E in che città? Penso non sia complicato.

  • Ferdinando Arnò
    dom 12 novembre 07:57 rispondi a Ferdinando Arnò

    (continua) caro Giulio, la tua frase riportata da Lapetina nel suo libro e riportata dall’ articolo è questa: “L’ ideatore dell’ omino della Moka Bialetti è stato mio zio” Da quello che scrivi nei commenti allora manca un “forse” . Io ho scritto solo che non ci sono né se né forse. Giuse non ne è l’ideatore (scusa il trionfo di ne..). Basta confrontare le date. Chest’è. Tutte le polemiche di contorno non sono affatto belle. Aggiungo un’ altra cosa, secondo me, ma questa è una mia ipotesi personale, Giuse ‘sta cosa non l’ha manco detta! È che Manduria vive in un set di Tim Burton Complimentissimi per i tuoi lavori, tra l’altro in alcuni ci sono, senza forse, anche io. :)

  • Mauro Lapetina
    sab 11 novembre 23:09 rispondi a Mauro Lapetina

    La mia ricerca non si è mai basata unicamente sull'intervista ad un nipote della famiglia Dimitri. La caricatura vera e propria non fu creata nel 1954. Ma, proprio in quell'anno Vittorio Orsini propose la prima pubblicità Bialetti accompagnata dall'immagine di una fanciulla e alla caricatura di un piccolo maggiordomo con il dito alzato (che presumo fosse il primo tentativo della figura). Solo dalla fine del 1957, come riportato in un catalogo ufficiale di una mostra di Paul Campani nasce la caricatura (Telequiz). Questa, venne successivamente modificata, come poi anche il suo nome (poco italiano). Quindi, anche il grafico Aldo Beldì avrebbe partecipato alla sua creazione. Il seguito: leggende, incongruenze e altri numerosi "padroni" della caricatura. Il tutto non può che rafforzare il fatto che Giuse abbia avuto un ruolo importante in questa vicenda.

    • ferdinando arnò
      dom 12 novembre 13:38 rispondi a ferdinando arnò

      Buongiorno Mauro sono molto curioso di leggere il suo libro così pieno di dettagli. Devo però dire che, riguardo la paternità del logo secondo me confonde solo le carte. Il “maggiordomo” presentato nel 1953 o 1954, poco importa, non era altro che la caricatura di Renato Bialetti, il baffuto figlio dell’ inventore della Moka. Certo che fu presentato dalla agenzia di Orsini ma da Orsini ci lavorava Paul Campani, che evidentemente lo aveva realizzato. Cosa c’entra Giuse Dimitri? Alla fine del ‘57 fu presentato Telequiz, la versione televisiva dell’”omino coi baffi”. La versione animata! Poi ancora, Beldì, Beldì cosa c’entra? Beldì aveva realizzato il Tazzone. E Giuse Dimitri cosa c’entra? Quali sono le informazioni che ha su Giuse Dimitri a parte la testimonianza del nipote? Qual è il suo ruolo importante nella vicenda? un caro saluto

  • Di noi Marco
    sab 11 novembre 18:40 rispondi a Di noi Marco

    Signor Arno, io sono convinto , l omino è opera di Giuse Dimitri Come credo, lei è una persona troppo sicur di sé stesso . Attenzione, poi si prendono le cantonate. Come quando entrò in politica con Pecoraro . Magari se prima di allearsi si fosse informato , sicuramente non avrebbe preso una " SOLA"

  • giulio dimitri
    sab 11 novembre 15:49 rispondi a giulio dimitri

    (continua) Inutile stare qui a polemizzare o esporre nel dettaglio la mia tesi, le mie fonti e le mia prove. Mi limiterò col riportare quanto è stato affermato da gente molto più addentro di me nelle ricerche, anche vicina a Campani stesso: “la paternità del marchio non è ufficiale, non c’è niente che la certifichi”. La storia quindi, pare sia tutta da scrivere, altro che revisionismo. Riguardo ai dubbi sulla precocità del personaggio: non è forse la precocità tra i tratti distintivi del genio?Cordialmente, “Il nipote”

    • ferdinando arnò
      sab 11 novembre 22:56 rispondi a ferdinando arnò

      Ehilà, carissimo, due cose: Cosa certifica la paternità di un’opera d’ingegno? Che significa non è ufficiale? Allora se così fosse Imagine l’ho scritta io e non John Lennon :) Per quanto riguarda la precocità del genio è vero, ma qui non è questo il punto. Il logo dell’”omino coi baffi” è del “53. Giuse Dimitri aveva 19 anni, sarà stato anche un genio precoce, nessuno lo mette in dubbio, ma NON ERA A MILANO, non lavorava alla Orsini, probabilmente non si era ancora trasferito a Firenze dove ha frequentato l’Università. Questo io ho potuto verificare. Penso di essere uno dei pochi ad avere il libro su Giuse pubblicato da Selvaggi. Ultima cosa non è carino essere considerato un detrattore del nonno, io vorrei far parte del gruppo “Amici di Giuse” proprio perchè sono alla ricerca di anime belle. Poi arriva uno come Marco Dinoi e si ricomincia daccapo un caro saluto

  • giulio dimitri
    sab 11 novembre 15:48 rispondi a giulio dimitri

    Ferdinando, buongiorno, dal momento in cui si tacciano come sciocchezze le teorie che vedono Giuse come autore del marchio “omino coi baffi”, ed essendo queste voci uscite proprio Dal diretto interessato, mi pare ovvio che difendere queste tesi rappresenti un alzata di scudi, un’accorata difesa e non ci vedo niente di male. Perché se da questo simpatico scambio di battute deve venire fuori che Giuse fosse un millantatore o un mitomane, questa è una cosa Da sfatare subito, chiunque l’abbia conosciuto sa che non è così. Tantomeno noi famigliari potremmo mai rivendicare diritti e “intentare una Causa milionaria” perché non abbiamo elementi per sostenerlo con certezza, come tra l’altro si evince dalle mie parole correttamente riportate da Lapetina. Se Giuse ha detto questo avrà avuto i suoi motivi e un fondamento di verità. In che misura è da vedere.

  • Cosimo massafrs
    ven 10 novembre 15:14 rispondi a Cosimo massafrs

    Sig. Arno', le preciso che non ho mai affermato e tanto memo fatto intendere che le sue certezze espresse abbiano un fine offensivo nei confronti di Giuse, quindi non mi attribuisca quanto da me mai detto. Non esistono comitati . Il noi si riferisce a quanti come me non lo escludono, e per l'affetto verso un amico amano credere sia vero. Cordialità, Cosimo Massafra. P. S. Inutile mi informo su di lei, conosco i suoi meriti dei quali mi complimento, la ricordo adolescente.

    • ferdinando arnò
      sab 11 novembre 10:10 rispondi a ferdinando arnò

      caro Cosimo, può fare tutti i distinguo che vuole ma quello che ha scritto non è altro che una accorata difesa da parte del portavoce di un fantomatico “Comitato Amici Giuse Dimitri”, un erigersi di scudi, contro il nemico, il detrattore. Altre chiavi di lettura non ci sono. Non è mia intenzione, ripeto, screditare nessuno, ci mancherebbe, anzi, sono alla ricerca di persone di valore. Ed è un peccato ricordare Giuse Dimitri per quello che non ha fatto. Una assurdità. Sciocca complicità. Il mio passato non è rilevante in questo contesto, e non ho alcun interesse a vantarmi delle mie esperienze passate, tanto meno trovo appropriato doverle spiegare. Il mio presente invece spiega molto ed è del mio presente che dovrebbe magari, prima di scrivere un commento del genere, informarsi. Un caro saluto

  • ferdinando arnò
    ven 10 novembre 08:27 rispondi a ferdinando arnò

    Buonasera, signor Massafra. A chi si riferisce quando usa il plurale? Per conto di chi parla? se parla a titolo personale eviti il plurale, grazie. Chi ha mai parlato male di Giuse Dimitri? Sicuramente, da come mi è stato descritto, deve essere stato una bella testa. Il mio intervento originale era una risposta a un articolo sul libro di Lapetina che (il libro), secondo me, contiene falsità riguardo la creazione dell’”omino coi baffi”. Il disegno originale non può essere di Giuse Dimitri per il semplice motivo che in quel periodo non solo Giuse non era in Orsini, ma non si trovava nemmeno a Milano . Questa è una conclusione basata su informazioni recuperate da pubblicazioni serie. La mia è una reazione alla disonestà intellettuale, sport praticato da molti compaesani. E può starne certo, chieda in giro quanto mi impegni a valorizzare e promuovere le eccellenze di Manduria

  • Cosimo Massafra (Ferrara)
    gio 9 novembre 10:02 rispondi a Cosimo Massafra (Ferrara)

    Signor Arno', probabile lei abbia ragione, ma, la prego, ci lasci l'opzione del dubbio. L'istrionico Giuse non era di certo stanziale, specie nell'intelligenza, fantasia ed estro. Non credo che lei abbia gli strumenti certi per affermare che i due non si siano mai conosciuti, e che l'uno non abbia mutualizzato il bozzetto privo di copyright dell'altro. Quando vivevo ancora in zona ho trascorso bei momenti nel suo studio in palazzo Imperiali di "prezioso ozio" godendo lunghe chiacchierate di certo culturalmente costruttive pur se il chiave leggera, con due cari amici, purtroppo non più tra noi, Giuse ed il socio Luigi. La saluto cordialmente Cosimo Massafra

    • ferdinando arnò
      gio 9 novembre 21:58 rispondi a ferdinando arnò

      Buonasera, signor Massafra. A chi si riferisce quando usa il plurale? Per conto di chi parla? se parla a titolo personale eviti il plurale, grazie. Chi ha mai parlato male di Giuse Dimitri? Sicuramente, da come mi è stato descritto, deve essere stata una bella testa. Il mio intervento originale era una risposta a un articolo sul libro di Lapetina che, secondo me, contiene falsità riguardo la creazione dell’”omino coi baffi”. Il disegno originale non può essere di Giuse Dimitri per il semplice motivo che in quel periodo non solo Giuse non era in Orsini, ma non si trovava nemmeno a Milano . Questa è una conclusione basata su informazioni recuperate da pubblicazioni serie. La mia è una reazione alla disonestà intellettuale, sport praticato da molti compaesani. E comunque chieda, chieda in giro quanto mi impegni a valorizzare e promuovere le eccellenze manduriane

  • Ferdinando Arno
    mer 8 novembre 18:02 rispondi a Ferdinando Arno

    e comunque Dimitri in quegli anni è a Firenze a studiare legge, si trasferisce a Milano e lavora, pare, in Orsini, alla fine degli anni ‘50. Come spacciare fuffa.

  • Ferdinando Arno
    mer 8 novembre 13:35 rispondi a Ferdinando Arno

    ma quante stupidaggini! Consiglio al nipote e a tutti gli eredi allora di intentare una causa milionaria agli eredi di Paul Campana, per recuperare i diritti d’autore! Dovranno provare comunque come mai Paul Campana continuato a disegnare l’ Omino coi Baffi esattamente come era stato disegnato la primissima volta. Come mai con Garnier ne ha curato l’animazione? Cos’è aveva più tempo libero? Ma che sciocchezze

    • Ferdinando Arno
      mer 8 novembre 17:45 rispondi a Ferdinando Arno

      Campani* mannaggia al correttore comunque nel ‘54 Dimitri aveva 20 anni, wow, precocissimo

  • Ferdinando Arno
    mer 8 novembre 12:40 rispondi a Ferdinando Arno

    ma cos’è uno scherzo? La ricerca si basa su quello che dice il nipote’?? E Paul Campana non può essere stato perchè troppo occupato?? Ma per cortesia Lapetina lo dica agli eredi di Campana, lo dica ai Bialetti, riscriva la storia , coraggio

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