Lunedì, 15 Settembre 2025

Giudiziaria

Un chiaro effetto della relazione del medico legale Liliana Innamorato che all’esito dell’autopsia sul corpo di Stano ha attribuito alla morte per ulcera perforata una concausa legata alle vessazioni e violenze

Inchiesta sui bulli: s’inaspriscono i reati e si va verso i 30 anni

La casa di Stano La casa di Stano | © La Voce di Manduria

Pesante giro di vite nell’inchiesta sulle baby gang di Manduria. Ieri le due procure joniche che indagano su tre casi sinora individuati di gravi violenze su disabili manduriani ad opera di baby gang, hanno riformulato, aumentandole, le accuse a carico degli indagati, tredici minori e tre maggiorenni, già raggiunti da misure restrittive. Ai tre reati contestati sinora (violazione di domicilio, lesioni personali e tortura), i pubblici ministeri titolati dell’inchiesta, la numero uno della Procura dei minorenni, Pina Montanaro e il sostituto procuratore della Repubblica, Remo Epifani per i maggiorenni, hanno inserito altri nove capi d’imputazione che vanno dalle lesioni alle percosse, alle molestie, furto, sequestro di persona, concorso e, il più pesante di tutti, il 613 bis sulla tortura aggravata dal quinto comma che così recita: «Se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte quale conseguenza non voluta, la pena è della reclusione di anni trenta. Se il colpevole cagiona volontariamente la morte, la pena è dell’ergastolo».

Un chiaro effetto della relazione del medico legale Liliana Innamorato che all’esito dell’autopsia sul corpo di Stano ha attribuito alla morte per ulcera perforata una concausa legata alle vessazioni e violenze, fisiche e psicologiche, subite negli anni da parte di più gruppi di ragazzi.

«La morte del signor Stano – scrive la Innamorato –, è da ascriversi ad arresto cardiocircolatorio irreversibile conseguente a shock settico post-peritonite da perforazione di ulcera peptica duodenale complicatasi con emorragia digestiva incoercibile con i trattamenti medici, chirurgici e angiografici». Entrando poi nello specifico, il medico legale offre la sua interpretazione al quesito più importante a cui gli inquirenti volevano che rispondesse. «Le azioni vessatorie di cui fu vittima Antonio Cosimo Stano – si legge -, possono essere concausa nella comparsa dell’ulcera duodenale di cui lo stesso fu vittima nonché abbiano potuto favorire, unitamente alla patologia psichiatrica cronica preesistente, un atteggiamento di paura e di chiusura di tipo negativo nei confronti dell’ambiente esterno, per il quale fu procrastinato il ricovero fino al momento della perforazione settica». Con i nuovi avvisi di garanzia notificati ieri, la procura invita tutti gli indagati ad un nuovo interrogatorio che si terrà giovedì prossimo, 5 luglio. Gli appuntamenti sono stati scaglionati in tre orari differenti. Gli indagati che si trovano rinchiusi nel carcere minorile di Bari saranno sentiti dal procuratore capo Montanaro, il primo gruppo alle 9 e il secondo alle ore 15. L’unico minore convocato non in carcere, sarà invece sentito alle 15, sempre di giovedì, dal dirigente della Squadra mobile di Taranto su delega della Procura.

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