
Dopo due anni di fermo per congetture di natura burocratica e politica, la Fiera Pessima manduriana, in programma dal 7 al 12 marzo, è appesa ad un filo. L’appuntamento fieristico che ogni anno accoglie decine di migliaia di visitatori, tutti stipati all’interno di capannoni di plastica, è sinora l’unico grande evento d’Europa a non essere stato sospeso a causa dell’epidemia. Nessuno della pubblica amministrazione (la città Messapica dopo lo scioglimento per mafia è affidata nelle mani di tre commissari straordinari), se l’è sentita di adottare provvedimenti di rinvio lasciando la patata bollente nelle mani del governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano o del premier Giuseppe Conte. Persino il dirigente alle attività produttive, Enzo Dinoi, il più motivato a prendere di petto la situazione per il suo doppio ruolo di comandante del corpo di polizia locale e quindi responsabile dell’ordine pubblico cittadino, preferisce in queste ore mettere la testa sotto la sabbia sperando in decisioni dall’alto.
Gli unici a perdere, lo sanno ormai tutti, saranno gli espositori che hanno già investito nell’acquisto degli spazi interni ed esterni alla Fiera. Circa trecento piccole e medie imprese che hanno già allestito le proprie vetrine nei capannoni e che da un mese hanno pianificato investimenti e impegni per la promozione dei prodotti o dell’attività aziendale. Perderà anche l’impresa che gestisce l’evento aggiudicato con regolare gara. Per paradosso, perderanno tutti anche se la «Pessima» si farà. Da quelli che sono gli umori della gente (non solo a Manduria ma in Italia e nel mondo), saranno in pochi quelli disposti ad immergersi in quello che diventerebbe un possibile incubatore di virus. Quindi sarebbe una fiera deserta, con corridoi vuoti e stand desolatamente assetati di clienti.
Lo dicono anche i sondaggi che in questi giorni stanno girando sui social. Quello più rappresentativo, proposto sul gruppo Facebook del movimento «Manduria Noscia», non lascia dubbi sulla volontà della stragrande maggioranza dei manduriani di spostare l’appuntamento. Evidente lo stesso andamento su tutti i gruppi chat come nelle discussioni nei locali pubblici e nelle piazze. Gli unici a non esprimere pareri sono i partiti politici e le associazioni di categoria, prudentemente in disparte per non correre il rischio di scontentare qualcuno. Uniche eccezioni, su questo fronte, gli interventi del leader di «Manduria Noscia», Mimmo Breccia che oltre a promuovere il sondaggio che ha aperto il varco alla discussione, ha chiesto ufficialmente una presa di posizione dei commissari straordinari ipotizzando anche un indennizzo alle imprese che hanno investito in Fiera.
Nella stessa scia delle sospensioni cautelative, si è inserita ieri la decisione della delegazione Puglia delle Donne del Vino che ha anato la tavola rotonda «La Puglia del vino sulla strada delle sostenibilità» prevista per sabato 7 marzo a Manduria. «Passata questa ondata complessa per le nostre comunità, saremo pronti a riprendere tutte le attività, utili e necessarie alla crescita di tutti i comparti economici», si legge nel comunicato stampa del movimento Donne del vino.
Nazareno Dinoi
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