
Si torna a festeggiare in Puglia, e in questi tempi è una notizia ancora più gradita. La Dea bendata della fortuna torna di nuovo nel tacco d’Italia, sotto forma questa volta del SuperEnalotto. L’estrazione dello scorso martedì 12 gennaio, infatti, ha portato una vincita da oltre 14 mila euro. Per essere precisi, 14.556,92 euro, vinti grazie a un 5 secco da un giocatore di Veglie, che si era recato al Cristal Bar, in via Salie 85. Forse per una colazione, o meglio per un caffè da portar via viste le restrizioni che abbiamo dovuto seguire nei giorni scorsi. Di certo, un caffè che gli ha cambiato la vita.
E chissà quante ne potrà cambiare, di vite, il jackpot che continua a salire: 91 milioni e 2, l’ultimo aggiornamento. Con una vittoria che manca ormai dal 7 luglio 2020, con una sestina da 59.4 milioni di euro, vinta stavolta in Sardegna, a Sassari. L’ultimo 6 pugliese è quello invece del 2014, quando a Bari, in una giornata di gennaio, furono incassati qualcosa come 26 milioni di euro.
C’è una cosa, però, che in molti non pensano. Un qualcosa che, ovviamente, non viene subito a galla quando si vince un qualcosa a tre zeri. Ma alla fine, questa somma, deve essere dichiarata in qualche modo? A risolvere questo dubbio è il focus di Gaming Insider, che ricorda sulle pagine del suo blog come, nonostante la tassazione italiana sia la più alta d’Europa, in realtà il vincitore non deve rispettare oneri particolari. Questo perché la vincita che arriva nelle sue tasche è già tassata in partenza, dall’AAMS, ovvero dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, o dall’ADM, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Il tutto sempre ammesso che si sia scommesso o si abbia giocato su piattaforme autorizzate proprio da questi enti, garanzia di sicurezza, trasparenza e legalità online.
Tra vincite e tasse, insomma, torna alta l’attenzione sul gioco d’azzardo pugliese, come aveva richiesto il commissario regionale di Forza Italia, Mauro D’Attis, che a fine 2020 aveva chiesto la proroga di tutte le concessioni fino al 2022: “Peraltro, la proroga non sarebbe gratuita, ma a titolo oneroso: il che significa che lo Stato andrebbe incontro alle esigenze di gestori e dipendenti incassando cifre importanti per le concessioni”. Perché l’economia passa anche per il gioco. Che sia per tasse, concessioni oppure grandi vittorie.
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