
C’è una seconda vittima italiana del Coronavirus. Si tratta di una donna lombarda che, secondo quanto riporta “Fanpage” rifacendosi a “fonti qualificate” sarebbe collegata ai casi di Codogno.
Intanto sono saliti a 33 i casi confermati di Coronavirus tra Lombardia e Veneto. In Lombardia sono in arrivo e in costante aggiornamento i risultati dei test tra i contatti e i colleghi del primo paziente contagiato, il 38enne di Codogno. Aumentano anche i casi nel Padovano.
Il dramma degli operatori sanitari
«Abbiamo dormito sui letti e sulle barelle della sala operatoria, arrangiandoci con felpe e lenzuola. Siamo stanchi, affamati e preoccupati. Non pensavamo proprio che una cosa del genere potesse succedere a un ospedale di provincia come il nostro, non siamo abituati a girare per l'ospedale senza lavorare e non possiamo uscire nemmeno in cortile, è una situazione irreale». Lo sfogo arriva da un'infermiera strumentista dell'ospedale di Schiavonia (Padova), trattenuta nel blocco operatorio da ieri pomeriggio con altri 14 colleghi per l'emergenza coronavirus. «Io dovevo smontare alle 20, ma poco prima ci hanno detto che non potevamo lasciare l'ospedale - racconta l'infermiera - Il tampone ce l'hanno fatto a mezzanotte e mezza, le analisi hanno dato la precedenza ai medici della rianimazione che sono entrati in contatto col paziente deceduto; i risultati sono già arrivati e per fortuna sono tutti negativi».
L'emergenza non ha interrotto le attività sanitarie: «Questa notte i colleghi hanno fatto anche due interventi - racconta l'infermiera - Il dirigente infermieristico e il dirigente medico sono rimasti con noi e hanno dormito nei loro uffici, inoltre abbiamo tante mascherine per chi deve entrare a contatto coi pazienti. Quando potremo tornare a casa, dovremo fare una quarantena fiduciaria di 14 giorni, restando isolati e usando le mascherine con i famigliari»
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