Tutti i minorenni di Sava, coinvolti nell’inchiesta sulle presunte violenze estorsive ai danni di un 61enne disagiato sociale del posto, finiti n carcere o nelle comunità dopo il blitz dei carabinieri del 12 novembre scorso, sono tornati liberi. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale per i minorenni di Taranto, Paola Morelli, ha firmato l’ordinanza di liberazione per decorrenza dei termini. Da ieri gli otto indagati, un diciassettenne e sette diciottenni, tutti minori all’epoca dei fatti, sono tornati nelle proprie abitazioni, a Sava, con l’obbligo di studio o di lavoro o altre attività rieducative e il divieto di allontanarsi dalle 21 alle 6 del mattino, di frequentare sale giochi o discoteche. Dovranno inoltre presentarsi agli appuntamenti periodici con gli assistenti sociali incaricati di seguirli. L’attività di controllo e sostegno sarà invece curata dai rispettivi genitori.
Le indagini in dirittura d’arrivo, condotte dalla Procura per i minori, dovrebbero arrivare alla stessa conclusione raggiunta dalla procura ordinaria che indaga dodici maggiorenni coinvolti nella stessa inchiesta per i quali è stato chiesto il giudizio immediato. L’udienza è stata fissata per il 6 maggio prossimo. Tutti devono rispondere, a vario titolo, di estorsione continuata in concorso, furto aggravato, rapina, detenzione e porto illegale di arma da sparo e atti persecutori.
L’indagine, denominata «Bad boys» (cattivi ragazzi), era nata dalla denuncia del pensionato che viveva solo in casa, il quale aveva raccontato ai carabinieri di essere vittima di un gruppo di persone, quasi tutti giovanissimi con qualche adulto, che da anni lo avrebbero costretto con minacce e l'uso delle armi, a consegnargli denaro. L’attività investigativa condotta dai militari della stazione di Sava, aveva portato all’emissione di venti misure cautelari e alla denuncia a piede libero di altre cinque persone. Il sessantunenne che da quel giorno vive in un luogo protetto lontano da Sava, aveva trovato il coraggio di ribellarsi ai suoi presunti aguzzini dopo un incendio, divampato accidentalmente, che gli aveva distrutto la modesta casa dove viveva di stenti. Sentito dai carabinieri, in quella occasione l’uomo disvelò il clima di terrore in cui viveva da anni. Raccontò di essere succube di un gruppo di savesi, alcuni molto piccoli, che gli prosciugavano la piccola pensione di invalidità. L’attività investigativa dei carabinieri, eseguita anche con l’uso di intercettazioni ambientali e video, ha raccolto una serie di indizi che proverebbero l'uso spregiudicato dei «cattivi ragazzi» che utilizzavano il pensionato come un bancomat da cui attingere piccole ma costanti somme di denaro. Da qui la decisione del giudice delle indagini preliminari di disporre il giudizio immediato.
Ora il collegio difensivo composto dagli avvocati Antonio Liagi, Rosario Frascella, Giuseppe Masini, Franz Pesare, Alessandro Cavallo, Armando Pasanisi e Fabio Falco, dovrà decidere se chiedere o meno il rito abbreviato per i maggiorenni e la messa alla prova per i minori. Scontata invece la costituzione di parte civile della presunta vittima che ha affidato il compito all’avvocatessa Agnese Pulignano del foro di Taranto. L’uomo dal giorno degli arresti, vive in un posto segreto affidato ad una comunità di accoglienza della provincia di Lecce.
Nazareno Dinoi
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