È toccato al minorenne assistito dall’avvocato Antonio Liagi, ieri, lasciare per primo il carcere per essere affidato ad una comunità. La misura, adottata dalla presidente del Tribunale per i minorenni di Taranto, Paola Morelli, su richiesta della difesa, è la prima che apre le porte del carcere ad un componente della banda dei «bad boys», i cattivi ragazzi che secondo la Procura avrebbero usato violenze psicologiche nei confronti di un disabile di Sava al quale, approfittando proprio della sua minorata capacità di opporsi, avrebbero anche estorto denaro per un lungo periodo riducendolo alla fame. Per la giudice Morelli, a carico del minore liberato (ma comunque ristretto in comunità), non ci sono più le motivazioni che rendono possibile l’internamento murario. Il minore è tra i venti indagati chiamati a rispondere a vario titolo di estorsione continuata in concorso, furto aggravato, rapina, detenzione e porto illegale di arma da sparo, atti persecutori.
L’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Sava e della compagnia di Manduria con il coordinamento delle due procure joniche, l’ordinaria e quella per i minorenni, venne alla luce con il blitz del 12 novembre dello scorso anno quando le forze dell’ordine notificarono venti misure cautelari personali a carico di altrettanti indagati, tutti di Sava. Dodici provvedimenti a carico di maggiorenni (5 in carcere, 5 agli arresti domiciliari, 2 destinatari di divieto di avvicinamento alla persona offesa) ed 8 nei confronti di minorenni (3 negli istituti di pena minorile e 5 in comunità di recupero). La presunta vittima dei «cattivi ragazzi» era un sessantunenne del posto con problemi di adattamento sociale che viveva da solo con una piccola pensione che, secondo l’accusa, era costretto a consegnare in piccole tranche ai vari componenti della banda di aguzzini. Dal giorno del blitz, l’uomo vive in un luogo sicuro, lontano dal suo paese, su consiglio delle forze dell’ordine e del suo avvocato, Agnese Pulignano. A prendersi cura delle spese è invece il comune id Sava attraverso i propri uffici dei servizi sociali.
N.Din.
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