Molti silenzi, qualche dichiarazione autoassolutoria e una sola ammissione di responsabilità ieri negli interrogatori di garanzia dopo le misure detentive emesse martedì nei confronti dei cosiddetti «ragazzi del male» di Sava, accusati di aver vessato per anni, estorcendogli denaro, un disabile psichico di 61 anni che viveva da solo. Davanti al gip Benedetto Ruberto e al piemme Francesco Ciardo gli adulti, alla giudice Paolo Morelli e il pubblico ministero Lelio Fabio Testa i minori, gli indagati si sono sottoposti all’interrogatorio di garanzia assistiti dai rispettivi avvocati. Tutti i minorenni si sono avvalsi della facoltà di non rispondere ad eccezione di uno che ha ammesso le proprie responsabilità dicendosi pronto a chiedere scusa. Costui, già affidato ad un centro di recupero dove ha iniziato un percorso di espiazione per altri reati commessi, si è detto profondamente cambiato e di non essersi reso conto, in passato, del male che con il suo comportamento potesse arrecare al pensionato vessato. Nell’ordinanza di applicazione della misura cautelare che lo riguarda, il diciottenne viene descritto dalla vittima come un «soggetto parecchio fastidioso» tra i più assidui molestatori e che in un’occasione lo avrebbe minacciato con un accendino dicendo che se non avesse pagato gli avrebbe incendiato l’appartamento e il motoape.
Quasi tutti i maggiorenni sentiti ieri, hanno risposto alle domande dichiarando la propria innocenza e ammettendo di aver ricevuto soldi dal disabile ma che si trattava di piccoli prestiti ottenuti senza alcuna minaccia o come compenso per piccoli lavori eseguiti. Il più grande degli indagati che ha 44 anni, ha addirittura sostenuto che è stato il sessantunenne ad offrirgli volontariamente del denaro avendo saputo che aveva perso il lavoro e che sua madre fosse malata di tumore. Secondo l’accusa, invece, il 44enne avrebbe costretto ripetutamente il pensionato a consegnargli 5 euro ogni settimana e venti euro al mese «gridandogli contro e appostandosi sotto l’abitazione sino a quando non otteneva il denaro». Un comportamento, dicono le carte, che durava da almeno venti anni. Al termine dell’udienza di garanzia, nessuno degli indagati ha ottenuto la libertà.
Domani, sabato 16 novembre, ad essere interrogati saranno gli unici due indagati in libertà, raggiunti da misure interdittive che prevedono il divieto di avvicinamento alla vittima. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Armando Pasanisi, Antonio Liagi, Fabio Falco, Massimo Masini e Rosario Frascella. Tutti i legali sono pronti a ricorrere al Tribunale del riesame con l’obiettivo di far cadere gli estremi delle misure cautelari restrittive.Cosa che potrebbe avvenire nei confronti di alcuni indagati che sono incensurati e la cui posizione sembra essere marginale rispetto alla gravità dei reati contestati al gruppo. Sarà più difficile invece, per gli avvocati che li difendono, ottenere clemenza nei confronti di alcuni soggetti, anche minori, la cui fedina penale non depone a loro favore. Tra i ragazzi arrestati o affidati in comunità in questo blitz dei carabinieri denominato «bad boys», ragazzi del male, appunto, ce ne sono almeno quattro sui quali le forze dell’ordine si sono già spese affidandogli alla giustizia.
Nazareno Dinoi
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