
Un detenuto nel carcere di Taranto è stato trovato privo di vita questa mattina nella sua cella dove stava scontando una pena per reati contro il patrimonio. L’uomo, un tarantino di 50 anni, si sarebbe impiccato con una rudimentale cappio ricavato da un asciugamano. Il fine pena era previsto nel 2024.
A trovare il corpo alle 8 di questa mattina è stato l’unico agente di guardia (ne servirebbero almeno quattro), nell’intero intero piano composto da tre sezioni detentive lunghe circa 50 metri ciascuna con circa 70 detenuti per sezione da controllare per un totale di oltre 200 reclusi.
Una morte che «grida vendetta» secondo il sindacato polizia penitenziaria Sappe che individua i responsabili «nel Ministero della Giustizia, i vertici romani del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria nazionale in quelli regionali e locale». Dura la reazione del segretario nazionale del Sappe, Fedetico Pilagatti. «Ci ritornano in mente - scrive - le parole di un detenuto che alcuni mesi durante una visita del Sappe al carcere di Taranto, unitamente a parlamentari dei cinquestelle, implorò i politici acchè arrivassero poliziotti a Taranto, poiché se si fosse sentito male non avrebbe avuto alcun aiuto, considerato che l’unico agente sul piano non poteva essere contemporaneamente in tre sezioni».
Vuoi commentare la notizia? Scorri la pagina giù per lasciare un tuo commento.
© Tutto il materiale pubblicato all’interno del sito www.lavocdimanduria.it è da intendersi protetto da copyright. E’ vietata la copia anche parziale senza autorizzazione.