Esisterebbe un’alternativa economicamente e ambientalmente più vantaggiosa in alternativa alle vasche di accumulo dell’Arneo e dei bacini di contenimento e trincee drenanti previsti in località Masseria Marina a San Pietro in Bevagna. A suggerirla è il geologo francavillese, Giuseppe Luparelli, sulla base di costi e normativa di riferimento. La soluzione, secondo l’esperto, prende in considerazione le cave dismesse del territorio che una specifica legge regionale permette di utilizzarle come recapito di reflui depurati. La legge regionale in questione, abbastanza recente, è la numero 76 del 8 luglio 2019, «Nuova disciplina generale in materia di attività estrattive. «L’articolo 14 al punto 9 – fa sapere il geologo Luparelli - prevede il recupero ambientale delle cave dismesse per la realizzazione di bacini di accumulo della risorsa idrica o bacini di ricarica della falda favorendo il riuso delle acque reflue depurate».
Il tecnico ha anche fatto uno studio per identificare le cavità utilizzabili allo scopo. «Le cave presenti nell’agro di Manduria sono tre: una nella contrada Le Monache di volumetria di circa un milione id metri cubi, una seconda in contrada Panzanella di volumetria pari a 300.000 metri cubi e una terza in contrada demani di volumetria pari a 700.000 metri cubi».
Questa soluzione (che non eviterebbe lo scarico complementare in corpo idrico superficiale), farebbe risparmiare circa 770 mila euro (421mila euro per le vasche Arneo in contrada Chidro e 350mila euro per la realizzazione dei quattro bacini di accumulo della Masseria Marina).
Antonio Dinoi
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