E’ di ieri la notizia del sequestro con facoltà d’uso dell’impianto di compostaggio «Aseco» di Ginosa da parte dei carabinieri della forestale che indagano i gestori per illecita di rifiuti, scarico illecito dei reflui industriali, danneggiamento dei terreni agricoli e getto pericoloso di cose, quest’ultimo relativo alle emissioni maleodoranti. Non tutti sanno che l’impianto in questione non è privato (come quello dell’Eden94 di Manduria per intenderci), ma è dell’Acquedotto pugliese, la stessa società della Regione Puglia che dovrà gestire il costruendo depuratore consortile di Manduria e Sava previsto in zona mare a Urmo-Specchiarica.
In una nota stampa diffusa sempre ieri, la società pubblica si dice «serena» ed «esprime massima fiducia nel lavoro della Magistratura e assicura la più totale collaborazione, come di consueto, auspicando che tale vicenda si concluda nel minor tempo possibile».
L’Acquedotto pugliese, insomma, dice di stare tranquilli. Raccomandazione con pochi risultati se si legge la cronaca degli ultimi dodici mesi che offre un’immagine per niente rassicurante dell’Aqp e delle sue qualità nella gestione degli impianti di depurazione in Puglia. Ecco alcuni titoli che riguardano solo i «peccati» dell’ente idrico relativi alla buona tenuta dei depuratori escludendo gli altri “lati oscuri” degli appalti e della gestione dei fanghi di depurazione, anche quelli con diverse inchieste della magistratura addosso.
Eccoli in titoli.
«Inquinamento del mare, indagini della Procura di Manfredonia sul depuratore di Manfredonia»; «Cloro sporco ad Aqp, due arresti»;«Maglie, cattivi odori dal depuratore di San Sidero»; «Il depuratore inquina le acque di Gallipoli», «Carovigno, condizioni di rischio igienico sanitario»; «21 indagati per cloro sospetto a Bari»; «Nardò, bomba ecologica»; «Schiuma in mare a Santa Cesara»; «Rottura di condotte depuratore a Modugno».
Un altra lampadina rossa di pericolo - questa volta a proposito del previsto utilizzo dei reflui depurati del depuratore di Manduria per usi irrigui e civili -, l’accende Legambiente di Taranto che proprio ieri ha ricordato che nel 1997 la condotta che doveva portare le acque affinate degli impianti reflui civili dei depuratori Gennarini e Bellavista di Taranto allo stabilimento siderurgico di Taranto, per essere utilizzate nei processi di raffreddamento degli impianti, è stata completata ma mai entrata in funzione. Ed è passato un quarto di secolo.
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