A distanza di poco più di un anno (colpa anche i rallentamenti del lockdown), dalla morte di Annarita Massafra, la 51enne manduriana investita e uccisa da un’auto pirata a San Pietro in Bevagna, il giudice delle udienze preliminari, Francesco Maccagnani, ha rinviato a giudizio il conducente della macchina. A rispondere di omicidio stradale, nell’udienza fissata per il giorno 11 dicembre prossimo, sarà il ventunenne di Manduria che il 29 giugno del 2010 percorrendo a fari spenti una strada di San Pietro in Bevagna, località marina della città Messapica, travolse due donne ferendole entrambe. La più grave delle due fu trasferita in codice rosso all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove morì quattro giorni dopo senza mai riprendersi. Il giovane che è difeso dall’avvocato Franz Pesare, dopo l’urto no si fermò a soccorrere le due ferite proseguendo la corsa sino a Manduria dove abita.
Fortunatamente alcuni testimoni che avevano assistito alla scena riuscirono a raccogliere preziose informazioni che furono utili ai carabinieri della stazione di Manduria ad individuare il pirata della strada che la sera stessa fu rintracciato nella propria abitazione e denunciato per omissione di soccorso. Dopo il decesso della donna, il reato fu cambiato con quello di omicidio stradale e lesioni personali procurate all’altra pedone che riportò ferite guaribili in sette giorni. L’imputato ha sempre dichiarato di non essersi accorto di avere investito due persone ma di avere urtato i rami sporgenti di un albero di via Egadi.
A chiedere che sia fatta giustizia sono il marito e i tre figli della cinquantunenne che si costituiranno parte civile con l’avvocato Cosimo Micera. Lo scorso 4 luglio, il marito Gregorio Lenti, ex carabiniere in pensione, lanciò un appello anche a nome dei tre figli lamentando la lentezza della giustizia che non aveva ancora chiuso le indagini. «Lo so che i tempi sono lunghi – aveva dichiarato in quell’occasione l’uomo -, ma non ci posso fare niente se ogni volta che vedo circolare liberamente l’automobilista che ha investito e ucciso mia moglie mi si contorce lo stomaco per la rabbia». In effetti il pubblico ministero Vittoria Petronella aveva già richiesto il rinvio a giudizio per l’imputato accordato poi dal giudice delle udienze preliminari.
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2 commenti
Marco
mer 16 settembre 2020 07:59 rispondi a MarcoA chiedere che sia fatta giustizia credo sia chiunque conosca la notizia...
Domenico
mer 16 settembre 2020 07:54 rispondi a DomenicoRilevo quantomeno la superficialità della tesi dell'investitore che non si sarebbe accorto di viaggiare a fari spenti e di aver investito pedoni. Forse si aspetta uno scappellotto è una pacca sulle spalle, riducendo l'episodio a una marachella da ragazzi (cose che capitano, và direbbe Antonio Albanese). Quando è come elaborerà, il giovane, la gravità della privazione di una vita in dipendenza del proprio comportamento, se tutto andrà bene per lui e la tesi difensiva proposta, "solo" superficiale? Come si potrà dissipare il dubbio di essersi sottratto alla verifica delle sue condizioni fisiche al momento dell'incidente? Una cosa sola è certa, purtroppo: la drammatica troncatura del destino della vittima. Un altro oltraggio al valore della vita!