Nessuno degli «orfanelli» coinvolti nell’inchiesta nata dalla morte di Antonio Cosimo Stano, il 66enne manduriano vittima di bullismo, tornerà in carcere, né subirà un processo. Per gli undici alla sbarra ieri (altri due avevano già ottenuto la stessa opportunità), il presidente del Tribunale dei minorenni di Taranto, Bina Santella, ha accolto la richiesta della difesa e del pubblico ministero, Pina Montanaro, procuratore della Repubblica dei minorenni, di sospensione del processo con la messa alla prova dei servizi sociali per periodi che vanno dai due anni e quattro mesi ai tre anni. Al termine del periodo di sospensione, in caso di esito positivo della prova il reato si cancella.
Il giudice può revocare anticipatamente la misura e riprendere il processo sino alla sentenza, per grave e reiterata trasgressione del programma di trattamento o delle prescrizioni. L’opportunità di ripagare il danno con lavori di pubblica utilità, è stata accordata anche all’unico minorenne contro cui si era opposta la pubblica accusa per il suo comportamento particolarmente violento. Si tratta del protagonista del video che riprende il disabile, accerchiato dal branco, mentre viene ingannato dal diciassettenne che finge di chiedere la pace con una stretta di mano che si trasforma in un violento ceffone in pieno volto. Una scena, questa, con lo sguardo terrorizzato di Stano difficile da dimenticare, diventata simbolo della ferocia del gruppo.
Non è stato facile per il suo avvocato, Davide Parlatano, convincere la giudice a concedere anche al suo assistito la stessa opportunità offerta agli altri. Il legale ha depositato una memoria in cui, pur rilevando la gravità del reato, puntava sulla utilità della messa alla prova per indurre nel giovane (che avrebbe già iniziato il percorso di revisione critica), positivi cambiamenti. Opportunità concessa, alla fine, seppure con il massimo del periodo di prova previsto, pari a tre anni. Molto soddisfatti gli imputati, le rispettive famiglie e il folto collegio difensivo composto dai penalisti Antonio Carbone, Franz Pesare, Davide Parlatano, Armando Pasanisi, Cosimo Micera, Nicola Marseglia, Lorenzo Bullo, Daniele Capogrosso, Antonio Liagi, Fabrizio Lamanna.
Ora l’attenzione si sposta sui tre maggiorenni Gregorio Lamusta, Antonio Spadavecchia e Vincenzo Mazza, tutti di Manduria, imputati per gli stessi reati (il più grave, quello della morte che fa seguito alla tortura, prevede una pena sino a trent’anni di reclusione). Per loro si dovrà attendere l’udienza del 4 marzo nel corso della quale si conoscerà la nuova perizia richiesta dal gup del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, per conoscere le cause di morte di Stano. Una decisione necessaria per dirimere i contrasti emersi in due precedenti perizie, quella del perito della procura e l’altra dei consulenti della difesa. Per la prima, realizzata dalla medico legale Liliana Innamorato, la morte del sessantaseienne sarebbe stata la concausa delle torture inflitte dai bulli; per i due specialisti, Rosario Sacco, professore di chirurgia romano e Massimo Brunetti, medico legale che ha partecipato all’autopsia, la causa dell’ulcera sarebbe legata ad altri fattori tra cui l’assunzione di farmaci o altre cause comunque non legate alle violenze subite.
Nazareno Dinoi
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4 commenti
Ros ros
gio 30 luglio 2020 03:06 rispondi a Ros rosFolto collegio difensivo! Cosa non si fa per soldi anche assumere la difesa di simili squallori umani.
Calò piera
ven 31 gennaio 2020 01:42 rispondi a Calò pieraMagari li premiano pure con un assegno per il lavoro che hanno fatto a bullizare e fatto morire un disabile ????
giorgio sardelli
mer 29 gennaio 2020 02:05 rispondi a giorgio sardellida domani i presunti bulli autorizzati a fare di peggio tanto !!!!!!!!!
Maria
mer 29 gennaio 2020 08:43 rispondi a MariaSempre peggio,che schifo