
È stata assolta con formula piena perché "il fatto non sussiste" una manduriana che era stata accusata di aver percepito indebitamente il reddito di cittadinanza per un importo complessivo di 16.763 euro. La denuncia era partita dall’Inps che aveva riscontrato incongruenze nella documentazione presentata nel 2019 per l’ottenimento del sussidio. Il pubblico ministero aveva chiesto per l’imputata un anno di reclusione, ma il giudice Clara Cirone ha accolto la tesi difensiva dell’avvocata Sara Piccione (nella foto), secondo cui l’errore era stato materiale e imputabile al sindacato che aveva presentato la domanda per conto della donna.
Secondo quanto emerso nel corso del processo, nella domanda inviata all’Inps erano stati inseriti dati sbagliati relativi alla situazione abitativa: in particolare, era stata erroneamente spuntata la voce "in locazione", con tanto di indicazione di un vecchio contratto di affitto già disdetto, relativo a un altro immobile. In realtà, la donna viveva in un’abitazione concessa in comodato d’uso gratuito, circostanza che non le avrebbe precluso l’accesso al reddito di cittadinanza.
L’errore, dunque, non era frutto di dolo da parte della beneficiaria, che all’epoca non lavorava e viveva in condizioni di estrema difficoltà economica con tre figli a carico. Dopo la segnalazione, l’Inps aveva sospeso il sussidio e chiesto la restituzione delle somme percepite, ma la sentenza del tribunale ha ora fatto chiarezza: nessuna truffa, solo un errore burocratico.
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