Non è condannabile un cittadino che per i ritardi di un pubblico servizio si rivolge al dipendente usando parole “sopra le righe”. È quanto ha stabilito una sentenza del tribunale di Taranto che ha assolto un manduriano finito sotto processo per una lettera indirizzata ad un geometra del comune di Manduria nella quale scriveva: «Vergognatevi, dovreste vergognarvi, fornite un disservizio pagato profumatamente». La missiva che era indirizzata ai responsabili dell’Area tecnica della città Messapica, aveva creato risentimento anche nel dirigente di allora, ingegnere Antonio Pescatore che aveva prima querelato il cittadino ritirando poi la denuncia. Aveva invece deciso di andare avanti uno dei geometri in servizio (ora in pensione) che ha portato avanti un lungo processo durato otto anni finito con l’assoluzione dell’imputato «perché il fatto non sussiste».
I fatti risalgono al 2011. In quell’anno un manduriano che allora aveva 64 anni, presentò all’Ufficio tecnico la richiesta di un certificato di destinazione d’uso per dichiarazione di successione che nonostante vari solleciti tardava ad arrivare. Finalmente, dopo un periodo che l’utente sessantaquattrenne aveva giudicato “biblico”, il protagonista volle sfogare la sua rabbia inviando una lettera ai responsabili di quell’insopportabile ritardo. Non uno sfogo dettato dalla rabbia che si chiude con quattro parole magari urlate in faccia, ma una ponderata accusa, come si dice, nero su bianco. La lettera ebbe il suo effetto desiderato.
Partì così la querela dei due dipendenti, una poi ritirata, che hanno fatto iscrivere il nome del cittadino sul registro degli indagati per il reato di diffamazione aggravata nei confronti di un pubblico ufficiale durante lo svolgimento delle sue funzioni.
Durante il lungo processo il cittadino si è fatto difendere dall’avvocato Pasquale De Laurentis mentre il geometra si è costituito parte civile con richiesta quindi di risarcimento danni. Dopo otto lunghi anni di udienze e di rinvii e di nuove udienze, finalmente qualche giorno fa il giudice Gabellone del Tribunale di Taranto ha emesso la sentenza che assolve il cittadino-utente che può ora tirare un sospiro di sollievo grazie anche alla difesa del suo avvocato.
Nazareno Dinoi
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