Mercoledì, 9 Luglio 2025

Giudiziaria

Ad una settimana esatta dal termine di presentazione della sua perizia, il medico legale Liliana Innamorato, perito della Procura, ha chiesto di rivedere alcune parti anatomiche

Orfanelli, il medico legale allarga le indagini e chiede i reperti chirurgici del Giannuzzi

La casa di Stano La casa di Stano | © La Voce di Manduria

Il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Antonio Cosimo Stano, il pensionato manduriano morto per cause ancora non chiare, vittima di vessazioni e violenza da parte dei “bulli”, ha chiesto di esaminare alcuni reperti prelevati sul sessantaseienne dai chirurghi del Giannuzzi di Manduria nel corso di uno degli interventi a cui fu sottoposto prima di morire.

Ad una settimana esatta dal termine di presentazione della sua perizia, il medico legale Liliana Innamorato, perito della Procura, ha chiesto di rivedere alcune parti anatomiche a suo tempo prelevate sul corpo di Stano. L’infrequente procedura, autorizzata da chi conduce le indagini, si terrà questo pomeriggio, mercoledì 19 giugno, alle ore 15, nei laboratori dell’istituto di anatomia patologica del Policlinico di Bari. Sono stati invitati tutti gli avvocati degli indagati che si presenteranno con i propri consulenti tecnici, i medici legali Massimo Brunetti e Leonardo Vitale. I reperti che saranno revisionati sono quelli prelevati in sede di autopsia e fissati in formalina ma anche – e questa è la novità –, quelli asportati in occasione del secondo intervento chirurgico a cui il pensionato fu sottoposto nel periodo del suo ricovero nell’ospedale Marianna Giannuzzi di Manduria. Cosa si vorrà scoprire che non sia stato già riscontrato nel corso dell’autopsia e delle analisi successive, non è dato sapere. Difficile da interpretare anche, perlomeno sulla scorta degli elementi pubblici, la necessità della professionista di prendere visione delle parti anatomiche prelevate dai chirurghi ospedalieri che sono intervenuti per tamponare l’emorragia dell’apparato gastro enterico per la quale Stano era stato ricoverato e che lo ha poi portato alla morte sopraggiunta dopo venti giorni di ricovero nella rianimazione dell’ospedale manduriano.

Evidentemente la dottoressa Innamorato vuole dirimere ogni dubbio prima di consegnare alla pubblica accusa il suo parere da cui dipenderà l’imputazione degli indagati, otto dei quali si trovano ancora in carcere. D’altra parte gli inquirenti che le hanno affidato l’incarico, per i due maggiorenni indagati il pubblico ministero Remo Epifani e per i sedici minorenni il procuratore capo della Repubblica per minori, Pina Montanaro, sono stati molto chiari nel chiedere di accertare «l’esistenza di affezioni patologiche, le descriva e dica se le stesse possano essere state causate, concausate o aggravate da fatti traumatici, anche di natura psichica» subiti dal pensionato.

Tradotto in termini più pratici, la domanda che pongono i pubblici ministeri è questa: Antonio Cosimo Stano è morto per le violenze subite, oppure per altre cause? Se dovesse essere affermativa la prima, allora a carico dei diciotto indagati l’imputazione non sarebbe solo la tortura, ma anche l’omicidio preterintenzionale. Così come era stato già previsto nel primo avviso di garanzia in cui si dava la possibilità ai primi quattordici imputati di nominare un proprio consulente tecnico per l’autopsia. L’omicidio oltre le intenzioni scomparve poi dai successivi mandati di cattura degli otto componenti del gruppo degli orfanelli tuttora detenuti per la cui rimessa in libertà, o affidamento ai domiciliari, i rispettivi avvocati si sono rivolti alla Corte di Cassazione che ha fissato la seduta per il prossimo 8 luglio.

Nazareno Dinoi

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