Non era evaso dai domiciliari dove era ristretto, era stato il giudice a dimenticarsi di notificare il permesso di spostamento per motivi di salute.Si conclusa così la vicenda processuale che ha visto come imputato il 53enne manduriano Luciano Carpentiere, accusato di evasione dai domiciliari dove era ristretto perché coinvolto nel blitz dell’antimafia leccese che a luglio del 2017 ha portato all’arresto di pregiudicati, imprenditori e politici, 27 in tutto, e poi allo scioglimento per mafia del comune di Manduria.Il 19 luglio del 2018, il pregiudicato si era presentato spontaneamente alla caserma dei carabinieri per informarli che doveva recarsi dal dentista per un appuntamento. Ai militari però non era arrivata nessuna autorizzazione del giudice e per questo lo trattennero in caserma e da lì in carcere contestandogli l’evasione dai domiciliari.
Ieri davanti al gup Sara Gabellone, l’imputato assistito dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi è stato assolto «per non aver commesso il fatto». I difensori hanno dimostrato che per una svista il giudice aveva autorizzato Carpentiere a recarsi dal dentista ma aveva dimenticati di notificare il provvedimento.
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