
Altri due imputati manduriani coinvolti nell’inchiesta dell’antimafia denominata «Impresa», quella che ha poi aperto le porte ai commissari e quindi allo scioglimento per mafia del comune di Manduria, hanno lasciato il carcere in anticipo rispetto al fine pena.
Si tratta di Massimiliano Rossano, incensurato all’epoca dell’arresto, ex assessore della precedente amministrazione e Oronzo Soloperto, pregiudicato manduriano accusato di far parte del clan di Antonio Campeggio detto “Tonino scippatore” di cui è nipote.
Il primo difeso dagli avvocati Nicola Marseglia e Manolo Gennari e il secondo dall’avvocato Lorenzo Bullo, entrambi hanno potuto lasciare il carcere, dieci mesi prima Soloperto e un anno Rossano, grazie ad uno sconto sulla pena concesso dalla sezione unica penale della Corte d’Appello di Lecce. I giudici hanno così accolto la richiesta presentata dagli avvocati che hanno puntato sulla buona condotta dei propri assistiti e sulla quasi espiazione della pena inflitta nel secondo grado di giudizio. I due si trovavano in carcere dal 4 luglio del 2017 quando all’alba di quel giorno scattò il blitz della polizia che portò in carcere 27 persone e la denuncia a piede libero per altre 33. L’accusa più grave per molti di loro, tra cui i due scarcerati ieri, fu quella dell’associazione mafiosa.
Rossano che oltre al reato associativo di mafia gli veniva contestata la tentata estorsione, era stato condannato in primo grado a 7 anni e 4 mesi ridotti in appello a 5 anni e 4 mesi di reclusione. Soloperto invece doveva scontare 5 anni e un mese (in primo grado anche lui 7 anni e 4 mesi).
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