Venerdì, 29 Marzo 2024

Cronaca

Per quasi tre anni una donna manduriana, F.P., è risultata debitrice di un amatissimo e costosissimo «Bimby» della Folletto senza averne mai acquistato e soprattutto senza averne avuto mai uno.

Disoccupata cerca lavoro ma si trova nella “truffa del Bimby”

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Tribunale, l Tribunale, l'avvocato Giuseppe Brunetti | © La Voce di Manduria

Per quasi tre anni una donna manduriana, F.P., è risultata debitrice di un amatissimo e costosissimo «Bimby» della Folletto senza averne mai acquistato e soprattutto senza averne avuto mai uno. Si è poi scoperto, così almeno secondo la sua denuncia ed anche secondo la Procura della Repubblica di Taranto che si è occupata del caso, che la casalinga era stata al centro di una truffa organizzata da uno stimato professionista manduriano a cui si era rivolta per un posto di lavoro e al quale, su richiesta del suo «raccomandatore», aveva fornito tutti i documenti fiscali. Merce preziosa per il presunto truffatore, G.G. che con la complicità di altre due persone, due donne, A.M.T., 34 anni di Taranto e F.M., quarantasettenne di San Giorgio Jonico, aveva acquistato, con un finanziamento a firma falsa dell’ignara signora, un prezioso elettrodomestico del valore di 1.299 euro.

Dopo pochi mesi da quella promessa di un post di lavoro che tra l’altro no si era mai concretizzata, a casa della signora manduriana sono cominciati ad arrivare i bollettini del prestito. È scattato così l’allarme. Intenzionata a far valere i suoi diritti e soprattutto a non pagare una cosa che non aveva mai comprato, la signora si è rivolta all’avvocato Giuseppe Brunetti autore di una dettagliatissima denuncia che ha fatto avviare le indagini del caso. Il sospetto della donna è subito caduto sul professionista perché era stato l’unico a cui aveva affidato i propri documenti. Tutto scritto nero su bianco nella denuncia che si è conclusa dopo quasi tre anni con un decreto di citazione a giudizio chiesto dal pubblico ministero Filomena Di Tursi, della Procura jonica, a carico dei tre presunti «truffatori del Bimby». Ascoltati in qualità di persone informate sui fatti prima e come indagati dopo, i tre si sarebbe accusati a vicenda.

Ad incastrarli ci sarebbero anche delle chat intercorse con la signora truffata nelle quali l’assicuravano che tutto si sarebbe sistemato.A sistemare tutto per ora sarà il giudice che potrebbe condannarli per truffa e sostituzione di persona in concorso. La presunta vittima, oltre a non possedere un Bimby e nemmeno un lavoro, per due anni e mezzo non ha potuto accedere a nessun credito perché dalle banche dati risultata come mal pagatrice. Una macchia che le è stata cancellata di recente grazie ad una complicata procedura.

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