
Questa mattina il 38enne Antonio Taurino sospettato di aver ucciso il prozio per impossessarsi del suo denaro, dovrà comparire davanti al giudice delle indagini preliminari, Francesco Maccagnano, per la convalida dell’arresto.
Assistito dagli avvocati di fiducia, Maurizio Dinoi e Paolo Rosato del foro di Taranto, il trentottenne deciderà se rispondere o meno alle domande del giudice delle indagini preliminari, Francesco Maccagnano e del pubblico ministero Rosalba Lopalco. Per rivendicare la sua innocenza, come ha già fatto nella caserma dei carabinieri di Maruggio prima di essere portato in carcere, oppure, come auspicano gli investigatori convinti della sua colpevolezza, per confessare l’omicidio. Come non si può escludere un suo silenzio avvalendosi della facoltà che gli concede la legge.
Qualunque sia l’esito dell’interrogatorio odierno, toccherà ai carabinieri della stazione e compagnia di Manduria e del comando provinciale di Taranto, riprendere le indagini ferme a mercoledì scorso. La prima tappa porterà i militari nell’appartamento dell’indagato che dal giorno del suo fermo è rimasto inaccessibile dai sigilli del sequestro probatorio disposto dalla procura. La speranza degli inquirenti è di trovare lì le prove che mancano per chiudere il cerchio attorno all’indagato. L’arma del delitto innanzitutto che potrebbe contenere le sue impronte, come anche il bottino di quella che sembrerebbe essere stata una rapina finita male. Le circa seicento euro della pensione che l’84enne aveva ritirato dalle Poste il giorno stesso o qualche giorno prima, oppure molto denaro, come la fantasia di paese comincia a ipotizzare. C’è chi pensa ad esempio ad un gruzzolo considerevole che l’anziano solo potrebbe aver messo da parte con i risparmi sulla sua pensione e sui ricavi dell’attività agricola che nonostante l’età portava avanti con un discreto profitto.
Somme magari modeste che per il sospettato, notoriamente affamato di spiccioli (chiedeva denaro a tutti, anche a chi non conosceva), sarebbero un tesoro così importante da fargli perdere la testa la notte tra martedì e mercoledì quando con una quindicina di fendenti potrebbe avere ucciso quel suo anziano parente che tante volte lo aveva aiutato passandogli piccole somme. E che quella notte, forse stanco delle continue richieste, potrebbe avere tentato una reazione che gli è costata la vita. All’arrivo dei carabinieri, il modesto appartamento dove il pensionato viveva da solo presentava un evidente disordine con cassetti rovesciati e armadi aperti, fin troppo evidente la possibile visita dei ladri. Una scena messa in piedi dal trentottenne, secondo gli inquirenti, che pensano invece ad un depistaggio. Un piano studiato? O un delitto d’impeto provocato dall’estrema resistenza della vittima che non ha voluto dire dove nascondeva il «tesoro?». E chi ha rovistato nei cassetti e negli armadi, sapeva dove cercare? E se l’autore fosse proprio il pronipote, ha poi trovato il bottino? E dove lo ha nascosto? A queste ed altre domande dovranno dar risposta gli investigatori se non sarà proprio il sospettato principale, questa mattina, a confessare ogni cosa ai magistrati che lo interrogheranno.
Nazareno Dinoi
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1 commento
stuetuku
sab 5 febbraio 2022 11:47 rispondi a stuetukue se potessimo : SCAFFUNI E CAUCI A NCULU per quanti anni di vita a tolto al povero zio.