Venerdì, 19 Aprile 2024

Cronaca

Una manduriana di 32 anni ricoverata in rianimazione

Con il Covid perde il figlio in grembo

Cesareo Cesareo | © La Voce di Manduria

Una terribile tragedia, responsabile il coronavirus, si è abbattuta su una giovane coppia di Manduria. Marito e moglie positivi al Covid, la donna di 32 anni che era incinta ha perso il bambino che aveva in grembo al settimo mese di gestazione. Destano preoccupazioni anche le sue condizioni di salute. Dopo il taglio cesareo per l’asportazione del feto privo di vita, la puerpera è stata ricoverata nella rianimazione Covid dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto dove è attualmente in prognosi riservata. Si ignorano le cause del decesso del piccolo che potrebbe aver contratto il virus per via placentare. Per questo la direzione sanitaria dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto ha disposto l’esame autoptico diagnostico sul corpicino. Una prassi che in questo periodo di pandemia diventa più che mai necessaria per escludere altre cause. Solo gli esami istologici che si sapranno tra una trentina di giorni potranno dare una risposta a quell’assurda e inaspettata morte. Già oggi, invece, si saprà l'eventuale positività del feto.

Non avendo gravi sintomi dell’infezione virale, la trentottenne che è madre di un'altra bambina molto piccola, stava rispettando l’isolamento fiduciario al proprio domicilio insieme al marito positivo anche lui. Sempre a stretto contatto con il proprio ginecologo e il medico curante, le sue condizioni sono repentinamente precipitate così le è stato consigliato il ricovero nella zona protetta riservata alle gravide Covid-positive del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale tarantino. Purtroppo, nonostante le cure dei sanitari, il cuore del bimbo ha cessato di battere. Anche le condizioni della donna si sono complicate costringendo i sanitari a sottoporla ad un intervento chirurgico urgente dopo il quale è stata trasferita nella terapia intensiva del Moscati.
La notizia così dolorosa ha procurato sconcerto in tutta la cittadina Messapica dove la famiglia è molto conosciuta. Una comunità, quella manduriana, che sta vivendo uno dei momenti peggiori di questa terza ondata pandemica. Dall’ultimo report reso noto dalle autorità comunali che risale al 26 aprile, i manduriani positivi al tampone a quella data risultano essere 285. Quattro giorni prima erano 276 e 170 quelli in attesa di tampone obbligati alla quarantena domiciliare. Elevato anche il numero dei decessi attribuiti al contagio.

L’ultimo dato diffuso dall’Istituto superiore di Sanità sulla morbilità del virus, alla data del 22 aprile assegnava a Manduria 30 decessi, almeno altri tre se ne sono aggiunti nel frattempo, ultimo del quale quello del piccolo morto quando era ancora nella pancia della madre. Un tributo altissimo per la città di Manduria che nella lotta contro il coronavirus e i suoi effetti sta offendo tutto il possibile: dall’ospedale civile convertito completamente a presidio Covid, a due centri vaccinali ricavati in altrettante palestre degli istituti scolastici cittadini. Tutti sforzi senza risultati ma, anzi, con una diffusione del virus che sembra non arrestarsi. Non se la passano meglio i comuni confinanti di Sava e Avetrana, quest’ultimo soprattutto che proprio in questi giorni sta registrando numero di contagi record, percentualmente più alto di tutta la provincia con una incidenza superiore più di quattro volte la media regionale nel rapporto con la popolazione negli ultimi sette giorni.
Nazareno Dinoi

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