Venerdì, 18 Luglio 2025

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Il gruppo delle ragazze amministrato da una loro che all’occorrenza faceva entrare in chat altri ragazzi ospiti (tra questi anche uno che sarà poi arrestato), era quindi stato informato

Pensionato bullizzato e torturato, anche le ragazze sapevano del branco

Gli attacchi Gli attacchi | © La Voce di Manduria

Migliaia di messaggi in chat sono ancora al vaglio di chi investiga sulla baby gang di Manduria, dodici minorenni e due maggiorenni indagati (per ora), otto dei quali già in carcere. Tutti sono accusati di aver torturato e stalkerizzato il pensionato manduriano, Antonio Cosimo Stano, di 66 anni, morto per cause ancora da accertare. Questa volta l’attenzione degli investigatori sarebbe puntata anche sulle ragazze che non compaiono nei video ma che sicuramente erano venute a conoscenza delle bravate che facevano i loro amici. I nomi femminili individuati sono almeno sette, compagne di scuola degli indagati, non tutte di Manduria, componenti di un gruppo WhatsApp diverso da quello degli «orfanelli», autori accertati, quelli, e in alcuni casi reo confessi delle ripetute scorribande violente avvenute in casa dell’anziano che viveva solo.

I dialoghi, spesso notturni, delle amiche, recuperati dai telefonini sequestrati, sono stati in parte estratti dalla memoria dell’applicazione social ed altri, che erano stati cancellati, recuperati dai periti degli inquirenti. Quelli di maggiore interesse portano la data del 9 aprile quando i primi sospettati furono convocati negli uffici del commissariato di polizia di Manduria per essere sentiti in qualità di persone informate sui fatti e subito dopo indagati. Lo stesso giorno in cui per la prima volta la stampa locale aveva diffuso la notizia che il sessantaseienne, ricoverato per il suo precario stato di salute, era stato trasferito in rianimazione ed era in coma. In quella data nessuno ancora, tranne i protagonisti o chi aveva avuto la possibilità di vederli, sapeva dell’esistenza dei video delle violenze (tredici in tutto quelli finiti nelle mani degli investigatori), che il branco registrava per poi darli in pasto ai social.

Il gruppo delle ragazze amministrato da una di loro che all’occorrenza faceva entrare in chat altri ragazzi ospiti (tra questi anche uno che sarà poi arrestato), era quindi stato informato degli interrogatori e delle indagini in corso. «Loro hanno i video dove lo maltrattano», dice quella sera una delle ragazze. Preoccupata, un’altra scrive: «ci dobbiamo fare coraggio ragà perché potrebbe andare male». Sanno o sospettano di essere controllate e per questo si scambiano consigli per una maggiore cautela: «stanno di sicuro controllando i telefoni», si legge. Dall’amministratrice del gruppo si apprende addirittura che uno degli indagati (arrestato il 30 aprile con gli altri sette), aveva fatto una videochiamata mentre i suoi genitori si trovavano al commissariato dove erano stati convocati per essere informati che il figlio minore era sottoposto ad indagini. Interessante anche un altro particolare che emerge nelle chat delle ragazze, quello della probabile esistenza di più gruppi autori di violenze nei confronti di Stano. Discutendo sull’argomento, una delle ragazze scrive con sorprendente leggerezza e commenta: «...il vecchio stava bene dopo che si è preso mazzate, dopo che lo hanno massacrato gli altri è andato in coma perciò non possono essere accusati di tentato omicidio».

Di lavoro da fare, insomma, ce n’è ancora per gli investigatori che, anche in queste ore, stanno notificando inviti a comparire a testimoni che dalle loro dichiarazioni potrebbero trasformarsi in indiziati di reato. Attività questa che viene svolta come sempre di concerto tra le due procure tarantine interessate, quella ordinaria diretta dal procuratore capo Carlo Maria Capristo e dei minori affidata alla procuratrice Pina Montanaro. Le indagini invece sono condotte dagli agenti di polizia del commissariato di Manduria. La squadra che invece difende gli indagati, è composta dagli avvocati Davide Parlatano, Antonio Liagi, Cosimo Micera, Lorenzo Bullo, Franz Pesare, Nicola Marseglia, Gaetano Vitale, Pier Giovanni Lupo e Armando Pasanisi, tutti del foro di Taranto.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • Antonio
    gio 9 maggio 2019 08:18 rispondi a Antonio

    A proposito del gruppo di "bulli" che sono stati chiamati in causa per il caso di cui tutti parlano e sparlano, per favore nn chiamateli studenti perchè sono un gruppo di balordi che hanno diffamato ed offesa una intera collettività. Ci rimane solo che l'intera comunità manduriana faccia un difficile sforzo affinchè esca fuori da questo tunnel nel quale è scivolata.

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