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La morte di Archidamo sotto le antiche mura IL VIDEO

MANDURIA - La manifestazione «Scegnu» si è conclusa ieri sera con l’epica battaglia tra Tarantini e Messapici che nel 338 a.C., sotto le Mura di Manduria, vide la morte del re di Sparta, Archidamo. E’ stato questo uno dei momenti più suggestivi della due giorni di rievocazione storica, «Scegnu», ideata e organizzata dall’associazione storico culturale manduriana, «Cerva Regia». Sotto la sapiente regia di Katja Zaccheo, presidente dell’associazione, studiosa di filologia e di usanze e tradizioni dei popoli antichi che ha creato l’evento, i rievocatori di Taranto, dell'«Associazione I Cavalieri de li Terre Tarantine», hanno inscenato la battaglia che fu fatale al re condottiero di Sparta chiamato dall’esercito tarantino per affrontare il fiero e vincente popolo messapico protetto dalle sue ciclopiche mura. L’evento «Scegnu», quest'anno alla sua prima edizione, non è stato soltanto spettacolo, ma anche didattica e storia. All’interno del Parco allestito con tende e ambientazioni che riproducevano scene di vita di 2300 anni fa, era possibile scoprire, girando per gli stand, come si alimentavano gli antenati di Manduria, come vestivano, come passavano il tempo, dove dormivano, che profumi usavano e come si imbellettavano il viso. Interessante anche la parte riservata ai giochi e passatempi dei bambini, alla costruzione delle armi, allo sport del tiro a segno, tutto fedelmente riprodotto e ricostruito da un'attento e rigoroso studio di reperti archeologici ritrovati negli anni. Molto interessante, infine, il rito funebre messapico con la straziante scena, anche questa ben riprodotta da figuranti-attori della «Cerva Regia», della sepoltura di un bambino. Nell’occasione, infine, ai visitatori è stato permesso di visitare il fonte pliniano (Scegnu) in una spettacolare scenografia notturna dove armigeri e donne Messapiche si abbeveravano all’antica fonte descritta e raccontata da Plinio. Re Archidamo, questo sconosciuto Bene hanno fatto gli organizzatori a riportare sulla scena reale dove si sarebbero svolti i fatti, il personaggio di Archidamo, il vero protagonista storico delle due serate, quello di cui poco si parla e della cui esistenza i manduriani sembrano essersi dimenticati. Era il re spartano la cui ricca sepoltura non è stata mai ritrovata dagli archeologi ma forse depredata dai tombaroli che hanno fatto razzia dei tesori del sottosuolo manduriano. Ecco come tratta l’argomento di Archidamo e della sua scarsa considerazione degli storici e delle culture attuali, lo scrittore e giornalista barese, Italo Interesse, in un articolo apparso su Il quotidiano di Bari. «Bombardati da mezzi d’informazione invasivi, troviamo naturale essere informati a proposito di cose di modestissima importanza. Con la medesima disinvoltura  ignoriamo l’essenziale circa le nostre radici, non escluso il Mito. Prendiamo il caso di Archidamo. Ha ragione Francesco De Martino quando in ‘Puglia Mitica’ (Levante, 2012) lamenta che “oggi la memoria di Archidamo rivive a Manduria quasi solo nel vino e in un residence”. Eppure non parliamo dell’ennesimo Carneade, bensì di un greco che fu re di Sparta per dodici anni (dal 360 a.C. al 338). Perché Manduria dovrebbe avere particolare memoria di questo personaggio? Per il semplice fatto che Archidamo morì in battaglia sotto le sue mura. Ma andiamo con ordine. Archidamo non fu monarca amante delle mollezze e del quieto governo. Già prima di salire sul trono comandò le forze spartane contro i Tebani (battaglia di Leuttra, 371) e contro gli Arcadi (367 e 364) ; infine, nel 362 difese Sparta dall’esercito di Epaminonda. Salito al trono, non smentì la sua natura di uomo da prima linea sostenendo i Focesi contro Tebe, poi schierandosi con la città di Lyttos in guerra con Cnosso. Tanto furore bellico doveva prima o poi essergli fatale. Quando Taranto, in lotta contro i Messapi e altre popolazioni italiche, chiese aiuto a Sparta, Archidamo non esitò a scendere in Puglia. Stando a Plutarco, morì combattendo sotto le mura di Manduria nel 338. Il celebre biografo, che si reputava un “esperto di giorni”, ferma la scomparsa del prode spartano al 7 di metagitnione, nome del secondo mese del calendario attico e ionico e corrispondente all’ultima parte dell’estate (per cui è ragionevole stimare un 3 agosto). Data affatto fausta per la causa greca poiché nello stesso giorno, a Cheronea, in Beozia, la Lega Achea, composta da forze tebane e ateniesi, veniva sconfitta dall’esercito di Filippo II di Macedonia. E ancora lo stesso giorno, ma del 322 a.C., gli Ateniesi furono battuti di nuovo dai Macedoni al comando di Antipatro. A parte queste coincidenze sfortunate non si sa altro della battaglia sotto le mura di Manduria in cui perse la vita il duce greco. Se non la più importante, essa fu una delle ultime del secolare conflitto che divise Messapi e Tarantini. A scatenarla fu l’alleanza stretta nel 356 fra Messapi e Lucani, da cui conseguirono le conquiste di Eraclea e Metaponto. Sentendosi accerchiata, Taranto reagì chiedendo aiuto al suo naturale alleato, quella Sparta da cui nel 708 a.C. (stando a Eusebio di Cesarea) presero il mare alcuni coloni (i Parteni) che, guidati da Falanto, si sarebbero insediati sulla piccola lingua di terra che separa il Mar Piccolo dal Mar Grande». http://quotidianodibari.it/articoli/cultura-e-spettacoli/archidamo-mori-sotto-le-mura-di-manduria/#.VbW_XkLtlHw

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1 commento

  • cosimo massafra
    lun 27 luglio 2015 12:55 rispondi a cosimo massafra

    Mi spiace che non vi siate ricordati del manduriano tra i pi arguti e colti del secolo passato , Giuse Dimitri , nel suo stile tra serio e faceto ne scrisse in un simpatico libro .

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