Sabato, 9 Dicembre 2023

Cronaca

Il dramma scoperto dalla sorella sorella rientrando in casa

Universitario originario di Manduria si toglie la vita a Chieti: "bugie ai genitori sugli esami non dati"

Ambulanza notte Ambulanza notte

Un’altra tragedia legata agli esami universitari non dati o non superati tocca questa svolta Manduria. Era originario della città messapica un 29enne, studente universitario a Chieti, che si è tolto la vita l’altro ieri impiccandosi nella casa a Chieti Scalo che condivideva con la sorella.

E’ stata quest’ultima, rientrando a casa, a trovarlo privo di vita. Inutili i soccorsi del 118. A quanto pare il motivo del gesto lo avrebbe affidato ad un diario dove avrebbe confidato lo scarso rendimento universitario e le bugie ai genitori su esami mai sostenuti.

Uno studente su tre mente ai genitori sugli esami dati all’università: lo rileva un’indagine del portale Skuola.net, che nelle scorse settimane ha interpellato 1.100 ragazze e ragazzi attualmente iscritti all’università. E la cosa ancora più allarmante è che “in circa la metà dei casi, si parla del 16% del totale, la bugia è sistematica” mentre «se venisse scoperto dalla famiglia sul reale stato delle cose, il 25% ritiene di poter essere preda di uno stato di disperazione e la stessa percentuale afferma di poter ipotizzare anche un gesto estremo». La pressione sociale, le aspettative dei genitori, la paura del fallimento sono le condizioni di disagio su cui si innesta il castello delle bugie.

Per fare fronte a quello che è un disagio psicologico evidentemente gravissimo, l’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi ha formulato una proposta di legge, presentata nei giorni scorsi alla Camera dei Deputati, insieme ai parlamentari Elisabetta Piccolotti, di Avs, Elisa Pirro del M5S, Rachele Scarpa, promotrice dell’intergruppo parlamentare per la tutela e la promozione della salute mentale, e Nicola Zingaretti del Pd.

 

 

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COMMENTA

18 commenti

  • Immacolata Mariggiò
    sab 8 aprile 23:02 rispondi a Immacolata Mariggiò

    Povero ragazzo e povera famiglia, entrambi distrutti da un grande dolore. Non mi sento di esprimere alcuna opinione in merito, perché non si può chiacchierare sui sentimenti altrui. Mi limito a testimoniare la mia esperienza: anch'io sono stata studentessa manduriana fuori sede all'Università di Bari e so, per averlo vissuto in prima persona, quanto possono essere pesanti da sostenere le aspettative di una famiglia intera che ti sostiene negli studi, fa sacrifici per te, investe su di te e si aspetta che tu concretizzi il tuo progetto, che raggiungi il traguardo che ti sei prefissato. Per fortuna il mio percorso di studi nel "sistema", come lo definite qui nei commenti, é stato sereno, lineare e si é concluso brillantemente; tuttavia ricordo ancora quanto, in alcuni momenti, le grandi aspettative famigliari fossero sia supporto che carico, a volte perfino troppo pesante.

  • Biagio
    sab 8 aprile 20:22 rispondi a Biagio

    A questo povero giovane andava fatto capire che nessuna laurea vale una vita. Purtroppo queste tragedie accadevano anche ai miei tempi.

  • Gino
    ven 7 aprile 17:00 rispondi a Gino

    La colpa è soprattutto del sistema scolastico, o nazionale delle gestione di tali problemi, non di una sola persona nello specifico, ma di una continua gara, per arrivare primi (non si capisce bene dove..), e non lo dico io, lo dicono non a caso molti studenti simili in riunioni dove si parla di problemi analoghi. Ma alla fine tristemente ci si accorge che questi studenti sono spesso soli e incompresi. E vogliamo parlare di quanto venga sottovalutata la malattia della depressione in Italia..? In pratica è una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.. e lo dimostra pure il caso del medico che ne soffriva (fatto di cronaca nazionale recente..). Ma si... continuiamo a sottovalutare tutte queste notizie che si susseguono , tanto che fa.. l'importante è che il sistema alla base rimanga intatto.. "mai sia" che le cose possano cambiare in meglio.. nel nostro paese..

  • Ranetta
    ven 7 aprile 15:48 rispondi a Ranetta

    E si vuole inserire la "penna verde" al posto della penna rossa per la correzione degli errori a scuola? Si ritiene che il rosso sia troppo castigante per gli alunni, troppo frustrante, mentre il verde sarebbe soft e simboleggerebbe la speranza del miglioramento. Beh....continuiamo a coccolare i ragazzi, ad ovattare il loro mondo , facendogli credere che non ci sia un conto finale da pagare, ed avremo i risultati nefasti come quello di quest'articolo. Povero ragazzo, povera vittima di questo sistema! Non ha retto alla frustrazione, non ha saputo gestire l'insuccesso: non era stato temprato per questo fin dalla gioventù. Bisogna riflettere su questo. Intanto riposi in pace questo povero giovane infelice.

    • Antonio Perrone
      sab 8 aprile 09:39 rispondi a Antonio Perrone

      signora Ranetta lei ha vissuto la propria vita in un periodo storico in cui le era tutto possibile: concorsi pubblici, lavoro che spuntava come i funghi. Eviti di fare la morale, perché ci sono un 99% di ragazzi che se non fosse per il sistema malato in cui viviamo farebbero il suo lavoro meglio di lei e mentre lei parla da un computerino puntando il dito su dei “ragazzi non capaci di affrontare la vita reale” le rammento che la vita reale in cui i ragazzi vivono oggi è frutto delle vostre malate scelte e adesso quel che ne rimane è una crisi economica, un tasso di disoccupazione giovanile imbarazzante, un sistema pensionistico che rischia di far diventare i giovani i poveri del presente e del futuro. Si sciacqui la bocca prima di dare adito ai suoi pensieri da boomer (di cui ricordiamo la definizione: persona che è nata e vissuta durante il boom economico)

      • Ranetta
        sab 8 aprile 13:30 rispondi a Ranetta

        Lei non sia un bel niente! Né capisce molto! Legga bene: non ho scritto che i ragazzi non sono capaci di affrontare le situazioni difficili, ma che la società lo sta rendendo tali, con condotte pseuoavanguardiste, inclini ad addolcire fin dall'infanzia qualunque ostacolo (familiare, relazionale, scolastico, sportivo). I genitori in primis, sempre pronti ad anteporsi ai figli, piuttosto che fae combattere ai figli le loro battaglie e fare loro assumere responsabilità .

        • Paolo
          sab 8 aprile 14:53

          Sei tu che dimostri, una volta di più, supponenza e paraocchi. La disciplina non deve essere l'alibi per il nonnismo, che è semplicemente la sadica violenza di frustrati che giocano con la vittima, schermati dal sistema. Lo stesso dicasi nelle scuole, dove qualche mela marcia in un mondo di eroi (per sopportare certi genitori bisogna essere eroi), prende di punta o abusa verbalmente ed educativamente qualche vittima. Lo stesso dicasi per l'università. Siamo l'unico paese al mondo dove gente analfabeta critica il laureato che non è uscito "in tempo" con 110 e lode, come se pure laurearsi col minimo o fuori tempo fosse cosa in cui loro si sono mai cimentati. E questo riguarda pure qualche maestrina dalla penna rossa affiliata a fdi che quando si arriva allo studio di "quel" periodo storico glissa, perché c'è poco tempo e ci sono sensibilità diverse. Vi si riconosce?

    • Letizia
      ven 7 aprile 17:18 rispondi a Letizia

      Mi dispiace del suo orribile commento! Non credo che noi ragazzi/e vogliamo le coccole, un percorso di studio è pur sempre un percorso, con i suoi alti ed i suoi bassi. Non chiediamo le coccole, ma non chiediamo neanche un conto finale da pagare, che paghiamo ugualmente, con lo sfruttamento e come in questi casi anche con la morte. Credo che non sia frustante la penna rossa, credo che siano frustranti questi commenti e le pressioni che si ricevono ogni minuto dai propri genitori. Sono frustranti i commenti dei propri colleghi, gli insulti se non riesci a dare un esame in tempo. Credo che la maggior parte dei ragazzi/e di oggi siano stati abbastanza temprati all'insuccesso,al degrado, all'umiliazione. Sono un tecnico di laboratorio e mi è stato chiesto di lavorare per 0,20 centesimi all'ora. È facile scrivere un commento, dietro la tastierina, ma prima di parlare pensate!

    • Paolo
      ven 7 aprile 16:30 rispondi a Paolo

      È brutto che a commentare notizie così tragiche, siano invasati politico-religiosi estremizzati e polarizzati, in una parola "fanatici". Spiego: la Signoria Sua si è già distinta su altre tematiche, e non poteva certo deludere su questa. La colpa di queste cose non è nella mancata "rupe tarpea", ma nelle pressioni sociali. Non è detto che questo giovane, laureandosi più tardi (per problemi di salute, psicologici, relazionali, difetto di metodo di studio), non potesse contribuire alla società. La campagna anti fuori corso organizzata dal 2008 al 2012 dalla destra e fomentata da confindustria per distrarre l'opinione pubblica dai loro crimini ed indirizzare i fondi verso i privati, ha svilito ulteriormente ogni possibilità di quei giovani, come dei giovani a venire, di relizzarsi se non bruciano le tappe. Come se un laureato a 30 o a 40 anni non ne sapesse di più di qualche ranetta da bar.

      • Ranetta
        sab 8 aprile 13:36 rispondi a Ranetta

        Confermo: non riesci ad intendere. Il livore ti divora e ti offusca la mente. Rilassati, prova a respirare.

      • Ranetta
        sab 8 aprile 13:34 rispondi a Ranetta

        Confermo: non riesci ad intendere. Il livore ti divora e ti offusca la mente. Rilassati, prova a respirare.

      • Ranetta
        ven 7 aprile 21:14 rispondi a Ranetta

        È triste leggerti, direi sconfortante. Non riesci ad intendere, ad arrivare al significato autentico delle cose. Peccato.

        • Paolo
          sab 8 aprile 11:28

          No, no, l'ho compreso fin troppo bene il significato. C'è la "classe" di frustrati mezzi arrivati che scarica il proprio odio su chi non ce la fa o è indietro, in qualsiasi ramo della vita. È una costante degli invasati di destra. I poveri? Non sono stati capaci? I malati/invalidi? Che mme frega, io sto bene. Gli universitari troppo indietro? Viziati e mammati. Gli immigrati? Clandestini in vacanza col barboncino. Un classico sono poi gli aneddoti: "io lavoravo 10 oer al giorno e studiavo di notte" (e noi dovremmo crederci). Il significato vero del tuo commento originario è: supponenza, arroganza, ipocrita protervia. E porta rispetto verso chi non ce l'ha fatta e chi lo ha cresciuto, a dispetto dell'esistenza di professorini come te.

  • antonio
    ven 7 aprile 09:23 rispondi a antonio

    E nonostante questo, si va avanti con la Scuola del merito senza tener conto del disagio e le frustrazioni di tanti giovani che non sono messi nelle condizioni di poter costruire, con libertà e secondo le legittime aspirazioni, il proprio futuro.

  • Gregorio
    ven 7 aprile 08:19 rispondi a Gregorio

    A volte, la colpa è degli insegnanti, perché spesso e volentieri danno i compiti tipo COPIA E INCOLLA senza spiegare la lezione e di conseguenza lo studenti indietreggia !!Mia opinione

    • Mario Rossetti
      ven 7 aprile 15:59 rispondi a Mario Rossetti

      Opinione sbagliata , parla di quello che sai,”tuttologo “

      • Gregorio
        ven 7 aprile 23:45 rispondi a Gregorio

        Parlo di quello che so , ma soprattutto di quello che sento! Può darsi che sento notizie sbagliate, …ma …sono tutte sbagliate ?? Credo che ( qualche ) docente NON faccia il proprio lavoro al 100%

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