
Ambientalisti, consiglieri comunali e proprietari di terreni e fabbricati situati nelle zone interessate dal nuovo depuratore consortile di Manduria e Sava, 23 in tutto tra avetranesi e manduriani, tutti contrari all'opera, non si arrendono e dopo il ricorso al Tar respinto tentano la strada del Consiglio di Stato. Ad occuparsene è sempre l'avvocato Claudio Linzola di Milano che ha firmato l'appello composto da 13 pagine che percorrono il lungo iter progettuale dell'infrastruttura finanziata dalla Regione Puglia nel 2005 ed entrata in esercizio ad ottobre scorso. Nell'appello si chiede la riforma o l'annullamento della precedente sentenza del Tar di Bari, l'annullamento della Valutazione impatto ambientale (Via) concessa nel 2023 e tutti i verbali della conferenza di servizi. Stesse richieste erano state avanzate ai giudici di prima istanza i quali avevano dichiarato illegittimo il ricorso per mancata impugnazione, da parte dei ricorrenti, del Piano di tutela acque (Pta). Motivi di natura puramente giuridica, quelli, che non entravano nel merito della questione sollevata, relativa a presunti illeciti nel procedimento della Via e a ragioni di natura igienico sanitaria e ambientale.
In questo appello, l'avvocato Linzola insiste sull'importanza prevalente della Via rispetto al Pta che, tra l'altro, non sarebbe stato ancora approvato definitivamente dal Consiglio regionale della Puglia. Il punto di forza del ricorso resta sempre la valutazione di impatto che, sostiene l'avvocato, «deve essere effettuata sull'intera opera o complesso di opere, unitarie e funzionali; e deve prevedere anche opzioni alternative meno impattanti». In questo caso, fa notare l'avvocato, la Via rilasciata non sarebbe valida, quindi «monca, insufficiente ed errata» perché sarebbe stata «effettuata solo su una parte dell'intero sistema di depurazione delle acque reflue dei Comuni di Sava e Manduria, senza considerare l'incremento (già dichiarato in atti) che si renderà necessario per depurare le acque delle Marine di Manduria (che raddoppiano gli abitanti equivalenti)». Attualmente il depuratore e le opere di scarico al suolo mediante trincee drenanti, è calibrato per accogliere e smaltire i reflui della rete dei due comuni e non anche le marine che, secondo il progetto approvato e fornito di Via, dovrebbero essere servite nel 2036. Pertanto, fa notare Linzola, «l'impianto di trattamento (ed anche quello di dispersione delle acque depurate) nasce già dichiaratamente sottodimensionato». Lo «spezzatino progettuale», come viene definito agli atti dell'appello, ha avuto ripercussioni dirette anche sull'esercizio dei diritti partecipativi. Infatti sarebbe stata messa a disposizione del pubblico solo una parte del progetto (il segmento relativo allo scarico finale di parte delle acque depurate) impedendo così alla collettività di poter fare proposte alternative o migliorative.
Nella memoria depositata al Consiglio di Stato, l'avvocato avanza anche delle proposte alternative al depuratore situato a poche centinaia di metri dal mare e a ridosso della zona protetta dell'oasi della Salina di Torre Colimena e della zona residenziale Urmo-Belsito del comune di Avetrana. «Una delle possibili soluzioni progettuali alternative, perfettamente percorribile se fosse stata rispettata la normativa in materia di Via suggerisce l'avvocato dei ricorrenti -, era quella di valutare la realizzazione dell'impianto di trattamento delle acque provenienti dagli agglomerati di Sava e Manduria nelle vicinanze della diga del "Pappadai" situata a Fragagnano, pochi chilometri dal comune di Sava».
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5 commenti
Pietro
lun 14 aprile 17:39 rispondi a PietroMa sono anni che scriviamo che regione con il depuratore in quel sito ha contravvenuto a tante leggi sull'ambiente, nonché quelle della semplice logica. Ma regione e acquedotto sono andati lo stesso avanti come un treno, non ascoltando nessuno. A questo punto mi meraviglierebbe non poco, se i giudici del Consiglio di Stato dessero ragione a tutti quelli come il sottoscritto che hanno sempre manifestato contro il sito in cui è stato costruito l'eco mostro. Beninteso che il depuratore era necessario anche per le marine, siamo perfettamente d'accordo su questo, ma la scelta del posto è stata sbagliatissima. Ma chi comanda ha deciso cocciutamente di farlo lì, ci chiederemo sempre perché!
gerardo
lun 14 aprile 13:12 rispondi a gerardoma porca miseria !!! Circa 30 (BEN TRENTA !) ANNI FA' fu deciso il collocamento del depuratore, solo ora si sono svegliati tutti contro?!!!
Gregory
lun 14 aprile 09:39 rispondi a GregoryIl gioco è fatto .il denaro è stato diviso. Opinione?
Vincenzo
dom 13 aprile 18:01 rispondi a VincenzoAlea iacta est, ovvero, gettato il dado, i giochi, si fa per dire, sono stati fatti e, di conseguenza, quanto realizzato diviene irrevocabile. L'erronea dislocazione del depuratore vicino alla costa, la mancata programmazione e il sottodimensionamento, per l'apporto delle marine, diventeranno le irrisolvibili problematiche del futuro. Con gli annessi e connessi che, dalla prossima stagione estiva, saranno sotto il naso di tutti.
Lorenzo Libertà per la Marina
lun 14 aprile 10:06 rispondi a Lorenzo Libertà per la MarinaAnalisi perfetta 👍