Sabato, 10 Maggio 2025

Giudiziaria

I due condannati di ieri giudicati con la procedura del giudizio immediato, 9 anni e mezzo a Calugaru e un anno e quattro mesi per Caniglia

Rissa a colpi di ascia e spada, undici anni di reclusione per i primi due imputati

Le armi dell Le armi dell'aggressione | © La Voce Di Manduria

Si chiude con la condanna per quasi undici anni di carcere il processo di primo grado a carico di Julian Ciprian Calugaru, 28enne di origini rumene ma naturalizzato a Manduria e Angelo Caniglia, 54 anni manduriano, protagonisti di una violenta rissa a colpi di ascia, bastoni di ferro e una spada, avvenuta ad aprile scorso nel centro cittadino della città Messapica. Un terzo componente del tafferuglio, Ambrogio Daggiano di 51 anni, anche lui manduriano, sarà giudicato in altra sede avendo scelto il rito abbreviato.

I due condannati di ieri giudicati con la procedura del giudizio immediato, 9 anni e mezzo a Calugaru e un anno e quattro mesi per Caniglia, dovevano rispondere, il primo di tentato omicidio e rissa aggravata mentre il secondo di rissa aggravata, lesioni e porto abusivo di arma bianca. Quest’ultimo che inizialmente figurava come parte lesa avendo riportato ferite gravissimi tanto da essere ricoverato in rianimazione a Tricase, era stato trovato in possesso di una katana, particolare spada giapponese con impugnatura a due mani ed altre armi proibite.

Il pubblico ministero che ha sostenuto l’accusa, il sostituto procuratore Francesco Ciardo, aveva chiesto le stesse pene confermate poi dalla collegiale del Tribunale di Taranto presieduta dalla giudice Loredana Galasso. A difendere le sorti dei due imputati, sono stati gli avvocati Daniele Capogrosso e Luigi Stano per Calugaru e Giuseppe Argentino per Caniglia.

La furiosa rissa, secondo i protagonisti scoppiata per dissidi tra Caniglia e la famiglia di Calugaru, con risvolti mai chiariti riguardanti comunque l’interesse del 54enne per la figliastra del rumeno, avvenne nel pomeriggio del 13 aprile in una strada molto trafficata perché vicina ad un centro commerciale della città del Primitivo. Oltre ad alcuni testimoni che assistettero alle scene di violenza, ogni mossa fu ripresa dalle telecamere di sorveglianza il cui contenuto acquisito dai carabinieri è diventato l’atto d’accusa incontestabile nei confronti degli imputati.

I primi a battersi furono Caniglia e Daggiano poi intervenne il ventottenne per dare manforte a Daggiano. Ad avere la peggio fu Caniglia che fu bersaglio di numerose bastonate e colpi d’ascia, questi ultimi inferti dalla parte opposta alla lama, sufficienti a provocare gravi lesioni interni. Mentre Daggiano si allontanava prima dell’arrivo dei carabinieri, Calugaru si accaniva su Caniglia rimasto inerme per le ferite riportate. Soccorso dal personale del 118, il 54enne fu prima portato all’ospedale di Manduria e da lì fu trasferito al Panico di Tricase per l’asportazione della milza e il successivo ricovero in rianimazione. Il magistrato di turno dispose il fermo del ventottenne e quindi l’arresto con la pesante accusa di tentato omicidio. Il magistrato dispose la misura cautelare in carcere anche per Daggiano che si costituì due giorni dopo presentandosi spontaneamente in caserma. I carabinieri di Manduria che si sono occupati delle indagini, sequestrarono in quella occasione ulteriori armi quali una seconda ascia, un coltello a serramanico, bastoni in legno ed altri coltelli di uso vietato tutte trovate nella macchina di Caniglia il quale fu dichiarato in arresto piantonato nella rianimazione dell’ospedale di Tricase. Il rumeno che rischiava una pena più severa sino a 16 anni, ha sempre dichiarato di avere agito in difesa dell’amico Daggiano.

Nazareno Dinoi

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2 commenti

  • Mario Fortunato
    gio 9 dicembre 2021 08:33 rispondi a Mario Fortunato

    È solo per un miracolo che non è scappato il morto.. Altro che 9 anni, a un pazzo che gira con asce e spade, 20 anni bisognerebbe dare!

  • Anastasio
    gio 9 dicembre 2021 02:25 rispondi a Anastasio

    A Manduria chi giudica in materia di questi combattimenti? Lo shogun Mitsukuni Mito?

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