Giovedì, 25 Aprile 2024

Cronaca

Il femminicidio del rione Barco a Manduria

Ricostruzione choc: “Il delitto di Pina è durato 15 minuti”

Pietro Dimitri e il luogo del delitto Pietro Dimitri e il luogo del delitto © La Voce di Manduria

Il 75enne manduriano Pietro Dimitri, finito sotto processo per direttissima aver confessato l’omicidio della sua compagna, la manduriana Giuseppina Loredana Dinoi di 71 anni, meritava l’arresto così come è stato deciso prima dal giudice delle indagini preliminari e poi dal Tribunale del riesame di Taranto che aveva respinto la domanda dell’avvocato difensore il quale chiedeva l’annullamento della misura cautelare del suo assistito.
Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato dell’indagato il quale rivendicava l’assenza dei motivi che giustificassero l’esigenza restrittiva come il rischio di fuga, di inquinamento delle prove e la reiterazione del reato. Anche in funzione dell’età avanzata del femminicida reo confesso. 
I giudici supremi hanno invece accolto le tesi dei giudici del riesame i quali hanno motivato la sussistenza di tutte le condizioni per la custodia cautelare in carcere di Dimitri nei confronti del quale ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza «desunti dalla sua confessione, dalla circostanza che è stato trovato nell'abitazione dove è stato consumato il delitto e dove è stato rinvenuto il corpo della vittima e l'arma del delitto». 
Per quanto riguarda l’età del 75enne, valida, secondo il suo avvocato, per la non detenzione preventiva, i giudici romani, respingendo tale pretesa, riportano il contenuto dell’ordinanza del Tribunale del riesame dove emerge la crudeltà del fatto compiuto e la spregiudicatezza del suo autore. 

«La vittima – si legge - è stata colpita per 55 volte con il taglierino in un arco temporale di circa quindici minuti», per cui «si può ritenere che l'indagato non abbia agito sotto l'impulso di un improvviso impeto quanto invece per il probabile risentimento causato dal rifiuto della vittima di fornirgli denaro da spendere nelle scommesse essendo egli, per sua stessa ammissione, affetto da ludopatia». E che la sua personalità, proseguono i giudici nella loro analisi, «indica un totale disprezzo per la vita umana nonché la determinazione nel portare a compimento i propri intenti criminali e per l'assenza di freni alla pulsione ed alla violenza esplosiva ed incontrollata prodotta da situazioni negative legate a normali rapporti relazionali di convivenza». 
Per quanto riguarda le ferite da taglio che Dimitri si è procurato sulle braccia, secondo i giudici sarebbe stata una simulazione. «Il tentativo di suicidio del Dimitri, posto in essere subito dopo l'omicidio della convivente - si legge nell’atto d’accusa -, per le sue modalità è in realtà una messa in scena e che questa circostanza è indicativa della personalità non affidabile dell'indagato».

Venerdì scorso nella Corte d’assise del Tribunale ionico, si è tenuta l’udienza del processo a carico dell’ex imprenditore edile indagato. In quella occasione, è stata ascoltata la testimonianza del comandante della stazione carabinieri di Manduria, maresciallo luogotenente Elio Errico che ha raccontato ai giudici il suo arrivo e quello dei suoi uomini nel piccolo appartamento delle case popolari del quartiere Barco con una dettagliatissima descrizione della scena del delitto, della posizione del corpo della vittima e delle prime dichiarazioni dell’indagato trovato ferito.  
Interessante è stata anche la testimonianza del medico legale Vito Sarcinella che ha   eseguito l’autopsia sul corpo della povera pensionata. LO specialista si è detto particolarmente impressionato dallo stato in cui si presentava il corpo della settantunenne raggiunta da 55 fendenti in una furia omicida durata almeno 15 interminabili minuti. Per l’8 luglio è stata fissata una prossima udienza. Il femminicida che rischia l’ergastolo è difeso dall’avvocato Dario Blandamura mentre i parenti della vittima, tre sorelle e quattro fratelli, sono assistiti dal penalista Lorenzo Bullo.

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