Giovedì, 1 Maggio 2025

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Le otto accuse per Ivano Russo

Le otto accuse per Ivano Russo Le otto accuse per Ivano Russo | © n.c.AVETRANA - Ivano Russo ha mentito. Lo ha fatto per otto volte. E lo ha fatto per assicurare l’impunità a Sabrina Misseri». A formulare questa clamorosa accusa sono il procuratore aggiunto di Taranto Pietro Argentino e il sostituto procuratore Mariano Buccoliero: i due pubblici ministeri del processo per il delitto di Avetrana, che ha visto Sabrina Misseri, ventisei anni, e sua madre Cosima Serrano, cinquantanove anni, condannate in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Sarah Scazzi, la cuginetta quindicenne di Sabrina, uccisa e gettata in un pozzo il 26 agosto 2010. E questa nuova accusa, se i giudici la riterranno vera, potrà costare fino a sei anni di carcere, a Ivano Russo, trentuno anni, il giovane che, del tragico “caso di Avetrana”, è stato fin dall’inizio uno dei protagonisti. Ivano, che è stato soprannominato “il bell’Ivano” e “l’Alain Delon di Avetrana”, era per tutti l’amico del cuore di Sabrina ma, come era emerso nel processo, era stato anche suo amante. Non solo: secondo gli inquirenti e i giudici, Ivano era conteso tra Sabrina e Sarah, entrambe innamorate di lui; e, sempre per gli inquirenti e i giudici, è stata proprio la gelosia per Ivano che ha portato Sabrina a uccidere Sarah. Ora, però, i pubblici ministeri Argentino e Buccoliero sono convinti che Ivano, in questa terribile storia, non abbia avuto solo il ruolo di involontario “movente” del delitto: secondo loro, infatti, Ivano, nel tentativo di salvare Sabrina, ha detto bugie, in otto diverse occasioni, sia agli inquirenti che lo interrogavano, sia ai giudici davanti ai quali ha testimoniato in Tribunale durante il processo a Sabrina e a sua madre Cosima. Per Ivano è già pronta la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pubblici ministeri, che proprio in questi giorni hanno concluso le indagini su di lui. Se la richiesta sarà accolta, Ivano andrà a processo; e, se sarà condannato, rischierà di finire in prigione per sei anni. I pubblici ministeri, infatti, lo accusano di “false dichiarazioni al pubblico ministero” e “falsa testimonianza con l’aggravante della continuazione del reato”: due reati che la legge punisce, rispettivamente, con il carcere fino a sei anni senza contare l’aumento per le aggravanti. Ma quali sono, secondo l’accusa, le  otto bugie che Ivano avrebbe raccontato nel tentativo di salvare Sabrina? Vediamole una per una, basandoci sulle carte dell’inchiesta.
  • La prima bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere nascosto il fatto che Sabrina era innamorate di lui.
  • La seconda bugia di Ivano, sempre per l’accusa, consiste nell’avere nascosto il fatto che anche Sarah era innamorata di lui. “Ivano Russo”, scrivono infatti i pubblici ministeri “ricostruiva in modo reticente e difforme dal vero i rapporti che aveva con Sabrina Misseri e Sarah Scazzi cercando di non fare emergere il particolare interesse sentimentale che Sabrina aveva nei suoi confronti e l’interesse sentimentale che Sarah aveva maturato sempre nei suoi confronti”.
  • La terza bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere nascosto che, a causa sua, Sabrina e Sarah avevano litigato. “Ivano Russo”, scrivono i pubblici ministeri “ha nascosto il contrasto nato tra le due cugine”.
  • La quarta bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere fatto finta di non essere mai stato amante di Sabrina. “Ivano Russo”, scrivono i pubblici ministeri “ha taciuto prima, escludendoli poi, due rapporti sessuali tra lui e Sabrina Misseri”. Ma,in un secondo momento, lui stesso ha amesso di essere stato amante di Sabrina quando gli inquirenti hanno scoperto diversi sms che lui e Sabrina si erano scambiati prima del delitto e che dimostravano, in modo inequivocabile, che la loro non era stata solo un’amicizia.
  • La quinta bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere tentato di nascondere ai magistrati che Claudio Scazzi, il fratello maggiore di Sarah, gli aveva chiesto di non incoraggiare l’infatuazione che la ragazza nutriva per lui. “Claudio Scazzi”, scrivono infatti i pubblici ministeri “aveva avvisato Ivano di comportarsi con la sorella in ragione della sua giovane età”.
  • La sesta bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere negato un fatto che, invece, per i giudici è sicuramente accaduto: il fatto di essere stato nella stessa stanza con Sarah mentre lei era in pigiama, e di averle prestato il suo cellulare, con cui la ragazzina si era scattata da sola una foto in quell’abbigliamento “da camera”. “Ivano Russo”, scrivono i pubblici ministeri “mentì alla Corte quando escluse di aver ceduto il suo cellulare a Sarah mentre la ragazzina era in pigiama nella stanza di Sabrina Misseri”. Per l’accusa, questo episodio è importante  perché dimostra che tra Ivano e Sarah c’era un rapporto di grande confidenza: una confidenza che, sempre secondo l’accusa, aveva spinto Sabrina a vedere in Sarah una sua potenziale rivale, suscitando nel suo cuore una gelosia e una collera che, alla fine, sono “esplose” nell’omicidio.
  • La settima bugia di Ivano, secondo l’accusa, consiste nell’avere tentato di nascondere il vero motivo di un animato “faccia a faccia” che si era svolto tra Sarah e Sabrina il 21 agosto 2010, cinque giorni prima del delitto. Una testimonianza, infatti, aveva informato gli inquirenti che in quella occasione Sabrina aveva rimproverato a Sarah di stare troppo attaccata a Ivano e le aveva detto, facendola scoppiare in lacrime: «Per due coccole ti vendi!». Ma, scrivono i pubblici ministeri, “Ivano ha mentito escludendo che l’incontro del 21 agosto tra Sarah e Sabrina era per chiarire la circostanza rilevata da Sarah di un rapporto sessuale tra lui e Sabrina».
  • L’ottava bugia di Ivano, infine, secondo l’accusa è anche la più grande di tutte: Ivano ha detto di essere rimasto sempre a casa il giorno in cui Sarah è stata uccisa; ma un testimone, invece, dice di averlo visto per strada proprio a quell’ora. “Ivano Russo”, scrivono i pubblici ministeri “ha mentito dicendo di non essere uscito dalla sua abitazione proprio il pomeriggio della scomparsa di Sarah Scazzi, il 26 agosto del 2010. A smentirlo in questa circostanza è stato un testimone che ha dichiarato invece di averlo visto in giro intorno all’ora in cui fu uccisa Sarah”. Se il testimone che smentisce Ivano sarà ritenuto attendibile dai giudici, sorgerà una nuova, inquietante domanda: come mai Ivano non voleva fare sapere ai magistrati di essere uscito di casa proprio nel tragico pugno di minuti in cui Sarah è stata uccisa? Che cosa voleva nascondere? È un mistero che, per ora, non ha risposta. Ma su cui, adesso, gli inquirenti vogliono vederci chiaro.
Nazareno Dinoi su Di Più

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