“Ho il cuore spaccato in due. Non so più quando potrò tornare in Russia a pregare sulla tomba dei miei nonni”. Racconta così al nostro giornale Ilena, la donna ucraina di origini russe arrivata a Manduria lo scorso 29 marzo con il suo bimbo di nove anni. Ospite di una manduriana di origine russa, l’identità di Ilena e i suoi legami famigliari si mescolano tra i due Paesi oggi in conflitto. “È surreale, io ancora non ci credo”, esorta la donna. La guerra per lei è iniziata all’alba, con il suono delle sirene e dei bombardamenti, a Chernihiv, esattamente a 100 chilometri da Kiev e dal confine bielorusso, una seconda Mariupol dalla quale è riuscita miracolosamente a fuggire.
Al nostro incontro le due donne tra di loro parlano russo, perché è questa la lingua con cui Ilena comunicava principalmente nel suo paese a nord est dell'Ucraina, in queste ore accerchiata e affamata da quel popolo che credeva fratello. Ci dice: “Tutti parliamo soprattutto russo a Chernihiv. Non credevamo che l’esercito russo potesse bombardare la nostra città”. Come nel sud est della regione ucraina, anche a nord la presenza russofona è molto forte, i genitori della donna arrivano infatti da una città russa, la stessa dalla quale proviene la manduriana emigrata nella città messapica.
Racconta Ilena. “Le famiglie si stanno dividendo. Questa è la guerra della disinformazione perché i canali russi e ucraini che seguo riportano informazioni opposte. Quello a cui io credo, però, sono i miei occhi e a quello che io ho visto”. A 33 anni, Ilena in Ucraina ha condotto una vita tranquilla faceva la copywriter, ma anche l'insegnante di matematica e fisica. "Gli stipendi sono bassi e non potevo vivere facendo solo l’insegnante”, dice. Poi l’inizio della guerra: il 24 febbraio, il giorno dell’invasione russa che per lei è stato particolarmente drammatico. “E’ lo stesso giorno in cui è morto mio marito. È stato come un dejavù”. E ancora la fuga frettolosa con il suo bambino, prima a Kiev. “Il paradiso - ci dice - perché potevamo bere e mangiare. I negozi erano aperti e ci sentivamo più protetti”, e infine l’arrivo in Italia, a Manduria.
Chernihiv è senza elettricità e viveri da più di un mese: è una tra le città martiri dell’Ucraina, assediata e distrutta, e strategica per Putin per la sua concentrazione russa. “I miei genitori sono stati malissimo: venti giorni senza acqua, luce e riscaldamento. Mio padre è malato e non può camminare, solo grazie ai volontari sono riusciti a fuggire. Ora stanno bene, sono in un villaggio più tranquillo”. Ma la situazione a Chernihiv è allarmante. Le strade non sono percorribili, i ponti sono distrutti e l’unico modo per fuggire è per via fluviale.
Ilena sta bene, ma è preoccupata perché vuole tornare nella sua città il prima possibile, “La mia famiglia è a Chernihiv, ma ho paura di vedere completamente tutto distrutto”. (Su www.lavocedimanduria.it la videointervista)
Marzia Baldari
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1 commento
Antonio
mar 5 aprile 2022 12:11 rispondi a AntonioBenvenuta nella nostra comunità che Iddio ti protegga cara Ilena.