Lunedì, 6 Maggio 2024

Giudiziaria

Difeso dall’avvocato Antonio Liagi del foro di Taranto, il manduriano ha ottenuto l’attenuazione della misura che dovrà rispettare in un suo domicilio nella città di Varese

Inchiesta sulla "Cupola mafiosa", primo imputato non dichiarante lascia il carcere per i domiciliari

Giustizia Giustizia | © La Voce di Manduria

Il 36enne Cosimo Iunco, imputato nel processo nato dall’inchiesta sulla presunta cupola mafiosa manduriana, ha lasciato il carcere per i domiciliari. E’ il primo, tra gli imputati «non dichiaranti», ad ottenere la misura meno coercitiva dopo l’arresto avvenuto ad ottobre dello scorso anno. Iunco deve rispondere di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione delle stesse.

Difeso dall’avvocato Antonio Liagi del foro di Taranto, il manduriano ha ottenuto l’attenuazione della misura che dovrà rispettare in un suo domicilio nella città di Varese. È stata questa distanza dai luoghi dove avrebbe commesso i reati per i quali è stato arrestato, oltre al periodo trascorso in carcere, a convincere il giudice del Tribunale di Lecce, Marcello Rizzo, a concedergli la misura alternativa. Il pubblico ministero Milto Stefano De Nozza si era invece opposto alla scarcerazione.

Per ottenere la libertà molto hanno fatto anche, come ha evidenziato il suo avvocato nella richiesta, le deposizioni rese al piemme dai tre collaboranti di giustizia, in nessuna delle quali Iunco viene indicato come facente parte della rete di trafficanti gestita, secondo l’accusa, dai quattro presunti boss che devono rispondere di associazione mafiosa: Walter Modeo, Elio Palmisano, Nazareno Malorgio e Giovanni Caniglia. Iunco è sospettato di far parte del gruppo facente capo a Caniglia.

Il trentaseienne che risiede nella frazione manduriana di Uggiano Montefusco, compare tra i quaranta imputati del processo «Cupola» la cui prossima udienza preliminare che si terrà nell’aula bunker del Tribunale di Lecce, è stata fissata per il 15 ottobre. Quasi tutti, tra cui Iunco, hanno chiesto il rito abbreviato. La procura distrettuale antimafia di Lecce li indaga per reati di mafia e contro il patrimonio.

N.Din.

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