Un incendio ha ridotto in cenere ieri mattina una vasta area del canneto che costeggia il fiume Chidro in località San Pietro in Bevagna nella marina di Manduria. Le fiamme sulla cui origine si sospetta il dolo (da escludere l’autocombustione viste le temperature), sono divampate intorno alle 11 nella parte interna della zona umida che fa parte delle riserve protette del litorale jonico. Un inquietante particolare che ha costretto i vigili del fuoco a presentare in Procura un’ipotesi di reato, è stato il ripetersi dell’incendio sullo stesso punto a distanza di pochi minuti. Le squadre dei pompieri non facevano in tempo ad arrivare a Manduria che qualcuno appiccava il fuoco in un’altra zona nello stesso canneto costringendole a tornare indietro. Questo per ben tre volte.
A far scattare l’allarme sono state le colonne di fumo visibili a distanza. Sono così partite le telefonate al centralino dei vigili del fuoco del distaccamento di Manduria intervenuti in pochi minuti con l’autobotte. I pompieri hanno dovuto lottare con le forti raffiche di vento che alimentavano le fiamme spingendo la linea di fuoco verso le vicine abitazioni. Fortunatamente dopo un paio d’ore di operazioni (e tre interventi ripetuti), il focolaio è stato domato lasciando sul terreno una distesa di arbusti, canne e vegetazione della macchia mediterranea carbonizzati. Hanno assistito alle operazioni anche gli agenti della polizia locale del comune di Manduria che hanno garantito la sicurezza delle macchine in transito.
Non è la prima volte che il fuoco lascia ferite in quella zona di elevato pregio naturalistico racchiuso nel perimetro della Riserva naturale regionale del litorale tarantino che comprende, oltre al fiume Chidro, la salina dei monaci e le dune di Torre Colimena, la palude del conte ed altre aree boschive più nell’entroterra. Tutte aree che periodicamente la fatalità e in alcuni casi la mano dell’uomo cercano di distruggere. Ed ogni volta ci si trova a discutere di prevenzione e sicurezza. Risale al primo grosso incendio di quattro anni fa, quello che devastò la palude del conte e la salina lambendo le case di Torre Colimena, l’impegno delle istituzioni locali, tuttora disatteso, di allestire attorno al parco una rete di videosorveglianza.
N.Din.
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4 commenti
Ohimmei Lacapu
ven 7 febbraio 2020 06:40 rispondi a Ohimmei LacapuMi sembra ovvio....pulizie d’inverno per prepararsi alla prossima stagione estiva.....i parcheggi sono a pagamento?!?………nessun problema. Ecco a voi una bella zona demaniale da destinarsi a parcheggi abusivi e vedrete che anche qualche villettina da condonare in seguito, verrà edificata ...siete grandi.
La Francy
ven 7 febbraio 2020 05:08 rispondi a La FrancyQuello che mi lascia senza parole è leggere di megaprogetti ambientali ed ecoppgia dei responsabili alle riserve naturali per svariate centinaia di milioni di euro di finanziamenti e poi constatare che non sono stati in grado di predisporre una ventina di telecamere di sorveglianza che al massimo costerebbero 450 /700 euro al fine di vigilare h24 questi siti di importanza naturalistica mondiale !!!! Se li comprate da qualche sito estero con 700 euro ci coprite tutta la litoranea sino a colimena .....Che dire " siete la vergogna del genere umano " !!!! Fate schifo ominicchi di niente . Ladri.
Joe
ven 7 febbraio 2020 03:57 rispondi a JoeQualcuno vuole costruire un hotel o un campeggio o era solo uno sciocco con un accendino nei pantaloni? Fallo come in Grecia. Dopo la combustione non può essere costruito (20-30 anni?)
lorenzo
ven 7 febbraio 2020 12:15 rispondi a lorenzoL'infame o gli infami consapevoli di quello che fanno per tornaconto estivo forse. Auguro loro la necessità di doversi procurare farmaco curativo ovviamente non disponibile gratuitamente.