
In un concorso pubblico è giusto favorire un’impresa solo perché femminile? Per i giudici del Tribunale amministrativo regionale di Lecce la risposta è no. Assegnare un punteggio in più al lavoro rosa sarebbe illegittimo perché opporrebbe, al contrario, discriminazione al sesso maschile. È questa la decisione presa oggi dai giudici che, per la prima volta in Italia, hanno anato un’aggiudicazione pubblica perchè premiava l’imprenditoria femminile.
A presentare il ricorso è stato un venditore ambulante salentino che con gli avvocati Francesco Romano, Leonardo Maruotti e Salvatore Ponzo ha richiesto (e vinto) l’anamento del provvedimento di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche del Comune di Salve, in provincia di Lecce.
La contesa dell’esposto ha riguardato la domanda di partecipazione alla gara per la stagione estiva 2020 che aveva visto vittoriosa per un solo punteggio in più, la ditta Carbone Alessandra perché impresa femminile. E come tale, avevano pensato gli amministratori di Salve, aveva bisogno di sostegno.
Sono davvero poche, infatti, le donne che decidono di investire in un'impresa e che ottengono dalle banche i corrispettivi finanziamenti. Per questo il Fondo per l’imprenditoria femminile 2021 tenta di cambiare questa rotta piantando le prime radici di cultura imprenditoriale femminile e introducendo contributi a fondo perduto, finanziamenti a tasso zero e sgravi contributivi per le assunzioni di donne. Se questi incentivi dirottano un orientamento che vuole scommettere sulle imprese rosa rispetto ad un mercato molto labile, quasi inesistente come quello femminile, per il Tar di Lecce le pari opportunità di un uomo, quanto per una donna, sono imprescindibili, soprattutto in una procedura di gara.
L’attribuzione ingiustificata di un altro punteggio solo perché impresa femminile diventa, quindi, illegittima perché “viola il divieto, normativamente imposto a livello costituzionale, di ogni discriminazione sulla base del sesso, oltre che la regola della parità di trattamento tra i partecipanti di un confronto concorrenziale”.
Marzia Baldari
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