C’è anche un manduriano tra i dirigenti dell’ex Ilva i quali devono rispondere della morte del gruista Francesco Zaccaira che il 28 novembre del 2012 rimase imprigionato all’interno della gru del siderurgico dove stava lavorando, scaraventata in mare da un uragano. L’ingegnere manduriano, G.D., è uno degli imputati del grande processo «Ambiente svenduto» che si svolge a Taranto e che vede alla sbarra politici, tecnici, dirigenti e l’ex proprietà del siderurgico.
Ieri è toccato a lui sottoporsi ad un intenso interrogatorio della pubblica accusa durato quasi cinque ore. Assistito dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi, il dirigente Ilva ha chiarito la sua posizione spiegando di essere tecnicamente estraneo ai fatti contestati. In particolare il manduriano ha spiegato che in realtà le pratiche operative in materia di misure da adottare in condizioni meteo avverse erano rispettate e che l’uragano non era assolutamente prevedibile vista l’eccezionale entità dell’evento con venti sino a 260 chilometri orari.
Per l’accusa, l’ingegnere manduriano con altri due dirigenti dell’ex Ilva, avrebbe omesso una serie di misure straordinarie antinfortunistiche consentendo ai lavoratori di operare «nonostante la previsione dell’evento».
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