Il Tribunale di Taranto ha ordinato all’ufficio territoriale dei servizi sociali (Ambito 7) e per esso al comune capofila di Manduria, l’assistenza specialistica scolastica per un alunno con grave disabilità cognitiva. Il bambino che frequenta la quarta elementare in una scuola di Sava, ha bisogno di figure specializzate nella comunicazione alternativa non verbale e nell’assistenza igienica personale. Attualmente l’unico sostegno disponibile è quello di un’operatrice socio sanitaria presente per un’ora al giorno. L’ordinanza del giudice dispone invece un apporto di 27 ore settimanali. A rivolgersi alla magistratura per ottenere un diritto costituzionale inviolabile, è stata la mamma del ragazzo, Fabiola Molendini, già «mamma coraggio» per aver condotto numerose battaglie per i diritti dei bambini con disabilità.
Attualmente è lei che assiste il figlio a scuola sostituendosi con il personale che manca. «Per farlo sono costretta a non lavorare» spiega la donna che lavora all’aeroporto di Brindisi. «Faccio quello che posso per non costringere mio figlio a stare lontano da scuola sempre per le solite mancanze del sistema», spiega Molendini che passa le giornate davanti ai cancelli della scuola frequentata dal figlio in attesa che la chiamino per affrontate le crisi del figlio. «Sono passati quindici giorni dall’ordinanza del giudice ma a quanto pare nemmeno quella servirà a niente, neanche di fronte alla legge esiste tutela», afferma delusa la mamma dello studente con disabilità.
La situazione denunciata non è l’unica in zona. «La mancanza del servizio di integrazione scolastica, vale a dire di tutte le figure specialistiche che permetterebbero la frequenza scolastica regolare a tutti i bambini e ragazzi con disabilità appartenenti allo stesso ambito territoriale, sono circa 130 tra cui 50 gravissimi come il figlio di Fabiola. Inadempienze gravi che si traducono in discriminazione nei confronti degli studenti problematici e fragili impossibilitati a frequentare regolarmente la scuola, ma anche dei genitori che non possono avere una propria vita lavorativa e sociale.
«Fosse una cosa improvvisa potrei anche capirli, ma questa è la seconda volta che un giudice ordina qualcosa che non viene eseguita», fa sapere ancora la combattiva mamma già firmataria di un precedente ricorso alla magistratura concluso con una ordinanza fotocopia di quella attuale. «Diritti negati e denaro pubblico per pagare le spese ai quali un ente territoriale, in questo caso l’Ambito 7 e il comune di Manduria – commenta la donna - viene condannato quando non eroga dei servizi necessari. Nel tentativo di tutelare tutti i diritti negati a mio figlio – racconta - mi era rimasto solo ricorrere nuovamente e in pochi mesi al Tribunale di Taranto». Due provvedimenti nel giro di sei mesi, 15 marzo 2021 e 15 novembre 2021, in entrambi i casi i ricorsi vengono accolti e condannano gli enti. «Nella maggior parte dei casi, su queste situazioni si tace, le motivazioni potrei immaginarle ma non le condivido», conclude la mamma coraggio che promette ancora battaglia sino a quando non avrà raggiunto il suo scopo. Intanto il Tribunale di Taranto ha condannato il comune di Manduria al pagamento delle spese pari a duemila euro.
Nazareno Dinoi
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5 commenti
cosimo Malagnino
sab 4 dicembre 2021 08:02 rispondi a cosimo MalagninoANZICHE' SPENDERE BEN 61.000€ IN LUMINARIE E SIMILI , PARTE DI QUEI SOLDI POTREBBERO E DOVREBBERO ESSERE DESTINATI AD AIUTARE PERSONE FRAGILI , O NO GRANDI AMMINISTRATORI INDIGENI ?
Salva Scatigna
mer 1 dicembre 2021 02:44 rispondi a Salva ScatignaC'è poco da commentare, c'è solo da vergognarsi di appartenere ad una comunità, una Regione , nella quale i diritti delle persone fragili, vengono puntualmente calpestati. Solidarietà a Fabiola e a tutte le mamme e papà che quotidianamente si scontrano con simili problematiche.
Realtà
mer 1 dicembre 2021 01:38 rispondi a RealtàRipeyo......ed i DIRIGENTI dell Ato o del comune preposti cosa fanno?
Tony
mer 1 dicembre 2021 12:53 rispondi a TonyÈ una vergogna, è una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i cittadini. Quando ad essere condannati siamo noi vengono i carabinieri ad obbligarci a rispettare la legge. Adesso io mi domando il giudice che ha emesso la condanna che non viene rispettata niente farà? Perché? Perché ad essere condannato è un ente? Il comune deve dare l’esempio del rispetto delle regole e vediamo se comincia proprio dal piccolo Ludovico. E i carabinieri dove sono per andare a mettere i sigilli al comune che non è in grado di occuparsi neanche di un bambino? L’ufficio dei servizi sociali non ha mai funzionato, all’interno ci sono persone incompetenti e maleducate capeggiate da un’assessore ragazzina che vive protetta dal sindaco e tutto la città conosce questa ridicola situazione. Vergognatevi
Lorenzo
mer 1 dicembre 2021 07:11 rispondi a LorenzoQuando la politica locale, a cui siedono anche donne, non ha programmi per le donne stesse e le persone disabili, non merita nulla. Pensate alle poltrone. Giocate a fare i grandi, ma siete il sud del sud. In estate neanche la guardia medica alla Marina. Opinioni condite di vergogna