Lunedì, 29 Aprile 2024

Giudiziaria

Nella sua requisitoria, il pubblico ministero, Remo Epifani, ha ripercorso l’inquietante vicenda che ha portato alla sbarra in tutto 16 ragazzi, tre maggiorenni e tredici minorenni (questi ultimi già giudicati con l'affidamento

Gli “orfanelli" rischiano 20 anni, la sentenza a fine mese

Il funerale di Antonio Stano Il funerale di Antonio Stano | © La Voce di Manduria

Il pubblico ministero Remo Epifani, ha chiesto vent’anni di reclusione per i tre manduriani, Gregorio Lamusta, Antonio Spadavecchia e Vincenzo Mazza, tutti maggiorenni, imputati nel processo sulla morte del 66enne manduriano, Antonio Cosimo Stano, vittima di bullismo.

Nella sua requisitoria, il pubblico ministero, Remo Epifani, ha ripercorso l’inquietante vicenda che ha portato alla sbarra in tutto 16 ragazzi, tre maggiorenni e tredici minorenni (questi ultimi già giudicati con l'affidamento alla prova dei servizi sociali per un periodo tra un anno e mezzo e tre anni) e che ha fatto parlare l’Italia intera per la crudeltà dei video che riprendevano le violenze subite da due pensionati invalidi, uno dei quali, Stano, è deceduto per un’ulcera perforata. Il pm ha puntato tutto sulla perizia dei consulenti della giudice delle udienze preliminari, il medico legale Roberto Vaglio e chirurgo Carmine Chiumarulo, secondo i quali la vittima sarebbe sicuramente guarito dall’ulcera se non fosse stato costretto all’isolamento sociale e sanitario, sino alla denutrizione, per evitare gli attacchi del branco. Il pm non ha risparmiato accuse di omertà dei vicini di Stano e più in generale di tutti coloro che «hanno girato la testa dall’altra parte». Sempre riferito al pensionato che ha perso la vita dopo un periodo di ricovero in ospedale, dove era arrivato in condizioni disperate grazie alla polizia che lo aveva quasi costretto a ricoverarsi, il pubblico ministero non ha avuto dubbi nel dire che «senza quelle torture, il signor Stano avrebbe continuato ad avere la sua vita solitaria ma serena e sicuramente sarebbe riuscito a guarire dall’ulcera». L’accusa ha poi citato il contenuto del codice che stabilisce la pena per chi commette atti di violenza «agendo con crudeltà, provocando sofferenze fisiche e trauma psichico ad una persona in condizioni di minorata difesa provocando la morte», chiedendo per questo l’applicazione, per tutti tre gli imputati, della reclusione a trent’anni di carcere che scendono a venti per il rito alternativo scelto.

L’udienza di ieri è stata anche dedicata alle parti civili con gli avvocati Giuseppe Brunetti e Mariliano Stano che rappresentano i familiari di Stano e dell’altro disabile vessato dal gruppo dei cosiddetti «orfanelli», così come i bulli si facevano chiamare nelle chat in cui facevano girare i video delle loro bravate. I due avvocati hanno fatto notare come la scelta delle vittime veniva fatta confidando sul loro stato psichico non gli permetteva di avere un dialogo aperto con i rispettivi familiari.

Al termine degli interventi, il gup Vilma Gilli ha rinviato al prossimo 15 maggio l’udienza che sarà dedicata alla difesa composta dagli avvocati Gaetano Vitale, Armando Pasanisi, Lorenzo Bullo e Franz Pesare. I legali che a loro volta hanno presentato l’esito di una perizia di parte, realizzata dai medici Rosario Sacco e Massimo Brunetti. Lo studio sostiene l’assenza di collegamento tra le violenze subite e la causa che ha determinato il decesso di Stano aprendo, su questo, una possibile responsabilità a carico dei medici che lo hanno tenuto in cura durante il ricovero. L’obiettivo del collegio difensivo è quello di far cadere perlomeno il reato di tortura quale causa delle vessazioni che da solo comporta la condanna a trent’anni di reclusione. La sentenza è attesa per il prossimo 22 maggio.

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4 commenti

  • Immacolata Mariggiò
    dom 10 maggio 2020 01:36 rispondi a Immacolata Mariggiò

    È mia opinione che proprio la tortura sia il reato per cui punirli tutti in modo adeguato, è proprio questo il reato per cui dovrebbe essere comminata una giusta pena a tutti quanti i colpevoli che non andrebbero neppure differenziati per la loro etá secondo me, in quanto davanti a tale efferato e quotidiano accanimento, penso appaia chiaramente che la minore etá sia solo un appiglio burocratico, di fatto l'innocenza dell'infanzia era purtroppo giá inesistente.

  • Gregory D.
    dom 10 maggio 2020 07:48 rispondi a Gregory D.

    Ma non facciamo ridere i polli!... Faranno 6-7 mesi ed usciranno.

  • Antonio dinoi
    sab 9 maggio 2020 12:18 rispondi a Antonio dinoi

    Una condanna esemplare darebbe grande fiducia ad una popolazione sempre più convinta che l'illecito non paga. Più giustizia e meno protagonismi

    • Lorenzo
      sab 9 maggio 2020 04:14 rispondi a Lorenzo

      Mi sembra una giustizia spuntata, mancano all'appello gli adulti che sapevano da anni. Poi mi sembra strano che, con la rete di informatori che hanno tutte le forze dell'ordine, nessuno avesse sentore? E che dire della via in cui abitava il povero Stano? Niente. Nulla. Io non c'ero e se c'ero avevo la televisione alta. Niente sentii.

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