
L’associazione «Italian Horse Protection» sarà parte civile nel processo che si volge a Taranto sui presunti maltrattamenti che portarono alla morte di «Nerone», un cavallo da didattica ospitato nel maneggio «La Corte dei vescovi» di Manduria. Lo ha deciso ieri la giudice Flavia Lombardo Pijola in apertura d’udienza del processo a carico di Cosimo De Cataldo di Sava e Davide De Summa di Massafra, rispettivamente proprietario e gestore della struttura finita sotto inchiesta nel 2019 dopo la denuncia presentata dalla stessa associazione animalista che chiede ora i danni. I due imputati, difesi dagli avvocati Franz Pesare e Armando Pasanisi il primo e Alessandro Scapati il secondo, respingono le accuse rimbalzandosi reciprocamente le responsabilità di quanto accaduto. Nell’udienza di ieri è stata sentita la testimonianza di un agente della scientifica della polizia che si è occupato dei rilievi fotografici del maneggio con gli animali ancora ricoverati, tre cavalli e due pony, affidati in custodia giudiziaria agli attivisti locali della «Italian Horse Protection» (IHP) mentre la scuola di equitazione fu chiusa e sottoposta a sequestro penale.
È stata l’associazione IHP la promotrice di diversi esposti presentati ai carabinieri della forestale di Manduria, alla Asl veterinaria e al Ministero della Salute, in cui si lamentava una presunta situazione di abbandono del maneggio. Le denunce spinsero la polizia del commissariato di Manduria a portarsi sul posto dove trovò un cavallo denutrito, un altro ferito e sanguinante e i loro box sporchi di letame. Nel loro rapporto i poliziotti descrissero inoltre i mantelli non curati e le ferite infette. Qualche giorno dopo il cavallo più malconcio di nome Nerone morì nella stalla, secondo gli animalisti per denutrizione e maltrattamenti. Partì così la denuncia alla Procura della Repubblica di Taranto firmata dal presidente di IHP, Sonny Richichi che chiedeva di indagare sulla morte del cavallo e di ricercare le responsabilità di tale decesso. Inchiesta che si è conclusa con il rinvio a giudizio dei due imputati. La scuola di equitazione fu sequestrata e i cavalli furono affidati agli animalisti di IHP che li trasferì in una struttura di loro gestione a Cassano Murge nel barese.
Differenti e contrapposte le parti in causa. Secondo il proprietario Decataldo i cavalli a lui affidati erano in uno stato di salute perfetta e che a non andare bene erano gli ambienti in cui vivevano. Stato di disgrazia che il proprietario attribuisce al vecchio gestore, De Summa il quale a sua volta si difende così: «Ho scritto già che la Asl non ha mai riscontrato maltrattamento o cattiva detenzione dei cavalli durante la mia gestione evidenziando piuttosto la non adeguatezza della struttura». Gli animalisti insistono: «Noi – afferma il presidente Richichi - chiediamo esclusivamente, e pretendiamo, giustizia per Nerone e tutti gli altri cavalli coinvolti».
A curare gli interessi dell’associazione animalista con sede a Pisa sarà l’avvocato Francesco Di Lauro, già patrocinante di parte lesa per conto del Wwf Italia nel processo «Ambiente svenduto» sull’inquinamento dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
Nazareno Dinoi
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2 commenti
Realtà
gio 23 marzo 13:03 rispondi a RealtàMi auguro che gli Animalisti sappiano degnare di onore il povero cavallo. Cercate di mettercela tutta. Una carezza al povero Nerone
Marco
gio 23 marzo 08:17 rispondi a MarcoDomanda neutra: tutti questi ANIMALIsti di cosa si occupano? Per caso girano in lungo e in largo nei circa 200km² di Mandria?? Per esempio: chi è che regolarmente la domenica sporca di STERCO le strade limitrofe?? Anche loro sono ANIMALIsti a cavallo?? E quelli col cane che sporcano auto e marciapiedi?? Questi ANIMALIsti perché non documentano queste zozzerie fatte a altri ANIMALIsti?????????