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Ginosa, su Youtube le prove dell'esondazione
Ginosa, su Youtube le prove dell'esondazione | © n.c.MARINA DI GINOSA - Gira su Youtube la prova delle presunte responsabilità del «Consorzio di Bonifica del Bradano e Metaponto» per l’esondazione del 3 marzo. L’inondazione ha sommerso il territorio pugliese al confine con il materano e in particolare il comprensorio di Ginosa Marina dove ha provocato danni valutati provvisoriamente in cinquanta milioni di euro. Il video amatoriale, girato il 2 marzo, documenta come tre paratoie della diga di San Giuliano siano rimaste aperte scaricando nel fiume Bradano milioni di metri cubi di acqua. La prova è stata allegata nel secondo esposto presentato alla Procura della Repubblica di Taranto da un’ottantina di famiglie ginosine del comitato «Vittime del 2 marzo 2011» che chiedono conto dei danni subiti e si preparano ad una maxi richiesta risarcitoria. Nella denuncia gli avvocati Leonardo Pugliese, Vito Passarelli e Pietro Spierto, sottolineano che gli allagamenti «hanno come responsabile principale il Consorzio di Bonifica del Bradano e Metaponto» che gestisce la diga San Giuliano ed è quindi «responsabile della manutenzione degli argini e dell’alveo dell’omonimo corso d’acqua». Ieri stesso, intanto, il procuratore capo della Repubblica jonica, Franco Sebastio, ha aperto ufficialmente un fascicolo d’indagini intestandoselo personalmente. Toccherà a lui, eventualmente, eseguire quello che chiedono gli sfollati: il sequestro penale della Diga San Giuliano (Matera), «al fine di promuovere accertamento tecnico non ripetibile perchè si accertino responsabilità di terzi in ordine al reato di disastro colposo». Gli autori dell’esposto hanno rilevato «la totale assenza di manutenzione e quindi di pulizia in alveo lungo tutto il Bradano che in talune sezioni potrebbe diventare causa principale di situazioni di pericolo». Oltre alla prova-video, nell’esposto i tre legali hanno prodotto la sintesi di una ricerca storica su quattro eventi atmosferici di misura eccezionale (1946, 1959, 1972, e 1985), caratterizzati da precipitazioni di circa 315 millimetri di pioggia. In quelle occasioni, fanno rilevare i legali, Marina di Ginosa non fu allagata o quanto meno le abitazioni non riportarono danni, mentre la notte tra l’1 e il 2 marzo scorsi, «sono state registrate precipitazioni di circa 77 millimetri e il fiume Bradano è esondato con tale e tanta violenza da allagare (anzi sommergere) alcune zone di marina di Ginosa». Proprio ieri la Regione Puglia ha chiesto alla presidenza del Consiglio dei Ministri il riconoscimento dello stato di emergenza per le alluvioni che hanno colpito il territorio regionale nei primi giorni di marzo. Lo ha reso noto l’assessore alle Opere pubbliche e Protezione civile, Fabiano Amati. La giunta Vendola nel frattempo ha riconosciuto un contributo straordinario di centomila euro al Comune di Ginosa e al Consorzio di Bonifica Stornara e Tara, a parziale copertura delle spese sostenute nelle attività di soccorso ed assistenza subito dopo l’alluvione. Per quanto riguarda la provincia di Taranto, la situazione più grave è quella della località di Ginosa Marina, appunto, dove i danni ammontano a circa 50 milioni di euro, 39 dei quali necessari per il ripristino di abitazioni private e d’insediamenti produttivi e turistici. Inoltre, sempre in quell’area, il Consorzio di Bonifica di Stornara e Tara ha valutato in circa sette milioni e mezzo di euro i danni alle opere di bonifica e irrigazione dei comuni di Ginosa, Castellaneta e Palagianello.
Nazareno Dinoi sul Corriere del Mezzogiorno
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