Giovedì, 2 Maggio 2024

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Fuori dal coro e dagli schieramenti politici, il biologo barese Nicola Sante Iacobellis, ordinario al Dipartimento di biologia

«Caro presidente Emiliano, l’alternativa a Urmo esiste ed è anche economica»

Nicola Sante Iacobellis Nicola Sante Iacobellis | © La Voce di Manduria

Fuori dal coro e dagli schieramenti politici, il biologo barese Nicola Sante Iacobellis, ordinario al Dipartimento di biologia, difesa e biotecnologie agro forestali dell’Università della Basilicata, individua tre falle nel progetto del depuratore consortile di Manduria e Sava in fase di realizzazione in zona Urmo-Specchiarica ad opera dell’impresa «Putignano & Figli» aggiudicataria di gara appaltata dall’Acquedotto pugliese. La prima incongruenza rilevata dall’esperto riguarda l’ubicazione così vicina alla costa ritenuta necessaria dalla Regione Puglia e da Aqp per collegare la rete fognaria delle marine.Una scelta che «non ha senso – per il professore Sante Iacobellis -, se poi le marine di Manduria sono sprovviste di sistema idrico fognario. Aqp – aggiunge - ha dichiarato senza pudore che tali infrastrutture potevano essere previste per il 2038 e ovviamente da finanziare». Rivolgendosi al presidente della Regione, Michele Emiliano dal cui intervento sull’argomento ha preso spunto l’analisi, il professore non ha peli sula lingua: «se lei come amministratore regionale fosse stato coerente - dice, una volta scelto il sito a 1,2 chilometri dalla costa avrebbe dovuto finanziare anche la formazione della rete idrica-fognaria delle marine; allora avrebbe avuto senso quel progetto che lei sostiene, allora sì – prosegue -, che lo sviluppo turistico auspicabile poteva essere implementato».

Dopo le critiche sulle idee, il professore passa alle possibili alternative che oltre ad essere meno impattanti sarebbero, a suo dire, economicamente più vantaggiose rispetto agli enormi costi di un tale progetto (circa venti milioni di euro quelli ipotizzati sinora).

«L’altra considerazione – continua Sante Iacobellis - è che gli stessi risultati di depurare le acque di Sava e Manduria potevano essere ottenute spostando nell’entroterra (a più di 5 chilometri dalla costa) e in questa maniera per la legge 152 le acque depurate ed affinate potevano essere addotte alle vasche esistenti (contrada Bagnolo, ad esempio) con tubazioni (ex acquedotto Sinni-Chidro) gestite dal consorzio di bonifica Arneo e che potevano essere portate fino a Leverano, provincia di Lecce, per farne un uso agricolo ed altro mentre gli sversamenti complementari potevano essere effettuate in zone agricole come avviene in tante realtà interessate da depuratori».

La terza considerazione critica del processore rispetto ai piani di Aqp e Regione Puglia, è relativa alla possibile ma trascurata riparazione e ripristino dei due depuratori di Sava (quest’ultimo mai completato e mai entrato in funzione) e di Manduria «che comunque – ricorda il tecnico - continuerà a funzionare a sostegno del nuovo depuratore consortile di Urmo-Specchiarica. «Poteva essere la scelta più accorta – afferma Sante Iacobellis -, evitando sprechi finanziari a tutto tondo e di suolo. Dico ancora che i risparmi finanziari da calcoli effettuati da tecnici – conclude - potrebbero permettere la formazione della rete idrica delle marine di Manduria adducendo le acque sporche ai depuratori di Maruggio e Avetrana». Per la cronaca, questi due comuni si sono già espressi favorevolmente a tale evenienza.

Nazareno Dinoi

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1 commento

  • leonardo
    mar 16 luglio 2019 12:45 rispondi a leonardo

    MAGARI ASCOLTASSERO le sue indicazioni,grazie frof del parere dovrebbero prendere esempio altri esperti del settore e dissuadere aqp e regione a fermare lo scempio che aime' hanno gia' iniziato.questo progetto spreca milioni e ambiente ( e lo sanno) ma chissa' perché sono irremovibili a cambiarlo , allora è chiaro il TORNACONTO

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